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 SINISTRA COMUNISTA O FRAZIONISTA ??

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T O P I C    R E V I E W
damiano Posted - 06/07/2004 : 18:35:55
Provo a proporre un nuovo argomento x tutti quelli che vorranno confrontarsi: xchè nell'ambito della sinistra comunista esistono e proliferano un gran numero di gruppi e pubblicazioni che si rifanno al marxismo -tutti divisi e frammentati??
- da "semplice" internazionalista non posso non rimanere allibito/confuso da questa situazione.
- è utopia ,ingenuità od altro il ragginugimento di un comune terreno di lavoro organizzativo ed editoriale pur con un dibattito interno sui temi + spinosi (natura dell'Urss,lavoro nel sindacato etc..) al fine di avere un peso reale nella classe ?? dialetticamente potrebbe essere la quantità che si trasforma in qualità e se non sbaglio lo stesso POSDR russo fu tutto tranne che politicamente omogeneo.
Buona discussione - Saluti comunisti a tutti.

16   L A T E S T    R E P L I E S    (Newest First)
raes Posted - 11/04/2005 : 16:23:30
le divisioni continuano guarda prospettiva marxista scissione di pagine marxiste a sua volta scissione di lotta comunista

alberto.dinucci
damiano Posted - 12/12/2004 : 12:05:07
Chiarisco meglio quanto detto sopra sperando di non offendere nessuno:

es. votazione tra gli iscritti Cgil x approvare il nuovo ccnl autoferrotranvieri; io voto "no" al nuovo contratto in una votazione "bulgara" davanti a 5 delegati sindacali che saltano sulla sedia e chiedono spiegazioni e qualcuno mi chiede anche se voglio rivotare... ( la Cgil aveva dato pesante indicazione x il Sì ).
il giorno successivo,a mensa, un altro delegato (non 1 di quelli presenti... già informato? ) attacca bottone e si discute di varie problematiche... vuol capire da che parte sto.
Di fronte a cose di questo tipo che genere di forza organizzata può opporre un lavoratore internazionalista ???? NULLA DI NULLA !!! e non posso di certo citare una sfilza di nomi di gruppi o gruppetti encomiabili ma assolutamente sconosciuti ( Lotta,Rotta,Battaglia,Programma,Bollettino,N+1 e chi più ne ha + ne metta ).
Un mio collega dei Cobas viene minacciato verbalmente di licenziamento xchè ritenuto responsabile di scritte contro la Cgil fatte nel deposito aziendale ( pare denunciato da un delegato cgil) - un altro fondatore del cobas della mia azienda a cui chiedo spiegazioni circa il fatto mi dice che lui ora non è più cobas , ma si è iscritto alla cgil xchè gli hanno promesso il trasferimento in una sede + vicina a casa sua e ( confessa ) gli hanno anche chiesto di fare loro i nomi di quei lavoratori interessati a conoscere i cobas.... non mi dilungo con altri esempi x non diventare noioso.
Compagni la situazione è questa.... e credo che un Luca od Ivan forse possono aggiungere altre chicche relative alle loro realtà.( so bene anche, xchè ci sono stato, che ci sono realtà nel privato ben peggiori dove il sindacato non c'è x nulla e te la devi vedere "faccia a faccia" col Padrone e lì son cazzi...altro che fuori e contro il sindacato...)
La cosa che fa incazzare è essere impotenti di fronte a questa realtà (eccetto citare teorie o principi pressochè mis-sconosciuti ed esser guardato strano ) e spesso poi la risposta diventa (soggettivamente) abbassare la testa e far finta di niente aspettando tempi migliori.
Mi si permetta una piccola provocazione: anzichè avere risposte con consigli,indicazioni teoriche o pratiche sarebbe gradita la disponibilità di compagni che venissero a lavorare con me nella mia azienda: la mia azienda in questi anni sta assumendo molto personale (in generale nel settore dei trasporti lavoro si trova ancora a condizioni più o meno decenti ), io stesso mi sono trasferito di città, e nonostante una gimkana iniziale fatta ora di interinale e apprendistato ( grazie alla maledetta legge 30 regolamentata dal ccnl cui io ho votato no) si può ottenere ancora ( x ora) il famoso "Posto Fisso" in una categoria di un certo peso politico.
Quando ero in LotCom ricordo era detto giustamente ai compagni più giovani " compagni si discute finchè si vuole però poi si va in fabbrica ( in senso lato - è ovvio) a lavorare xchè è lì che poi si decideranno le cose..".
Mi piacerebbe molto vedere qualche compagno (anche teoricamente più ferrato di me ) a confrontarsi con queste realtà e forse ( essendo più di uno ) a fare qualcosa x iniziare a cambiarle.
Grazie e scusate la prolissità.

Saluti internazionalisti a tutti.








anteo Posted - 09/12/2004 : 22:29:31
Per Luca

Non capisco lo scaldarsi tanto.
Rimanendo invariate le mie posizioni vorrei che il dibattito non scendesse a toccare questioni personali, che io sia o meno proletario non smuove di un millimetro quanto ho espresso.
Un tempo si diceva : dall’arma della critica alla critica delle armi. Oggi siamo alla chiacchera della critica.
Mi accomuni ai “visionari bordighisti” che scrivono “fuori e contro ...“ , non è così.
Concordo con te che queste parole d’ordine, che sono tattiche,in cui non mi riconosco, non trovano oggi riscontro nella realtà del mondo del lavoro.
Ci sono casi di aristocrazia operaia, forte aristocrazia, dove si sono verificati episodi di rottura e di nascita di organizzazioni economiche, di brevissima vita con epiloghi reazionari.
Nella fase attuale è già difficile “ difendere un compagno di fronte alla direzione “ figurarsi ipotizzare una organizzazione di difesa economica classista che travalichi azienda e categorie. Sarà un punto di arrivo.


X Damiano ed Ivan

E' sicuramente limitativo e politicamente sbagliato la definizione di proletario in base al solo rapporto economico con il capitale.
Un poliziotto è economicamente prolatario, ma politicamente appartiene alla classe avversa, così come tutti coloro che hanno funzioni di gestione del capitale e di supporto diretto al regime borghese: Giornalisti, struttura repressiva, dirigenti.... ecc..


saluti

Anteo

IVAN Posted - 09/12/2004 : 01:26:06
Cari compagni!
In questi forum si parla poco di proletari?Forse,ma credo che tutti quelli che vi partecipano,lo siano.I proletari sono dovunque perchè è
grazie a loro,a noi,se questa società può vivere di rendita,esistere.
Eravamo sulla Luna e nella fossa delle Marianne.Negli ospedali,e coi
missionari.Abbiamo partecipato alle olimpiadi,ed hai campionati del mondo di calcio.I proletari sono dove sono i prodotti del loro plusvalore.Noi siamo gli uomini più reali oggi esistenti,siamo immanenti.Ecco perchè saremo noi a decidere alla resa dei conti finale.Noi se saremo organizzati.Spero di vedere quel giorno!

damiano Posted - 07/12/2004 : 22:54:51
finalmente un intervento come volevo !!!!

Ciao Luca - ho apprezzato molto il tuo intervento - anch'io, autoferrotranviere, vivo condizioni simili alle tue ( Mutuo, famiglia ecc. e questa settimana per es. sveglia alle 4,30 a.m. x andare al lavoro....) e son contento di vedere che abbiamo maturato considerazioni più o meno simili.
Anch' io vorrei che mi fosse mostrato con l'esempio nel concreto della vita di tutti i giorni se, cosa e come bisogna agire.
Se non altro vuol dire che su questo forum ci sono anche i "famosi" proletari ( x ora ancora con la lettera minuscola...)
Saluti internazionalisti a tutti.

luca M Posted - 07/12/2004 : 14:13:14
Leggo i vari interventi sul forum e mi domando ? Ma dove siete, e soprattutto chi siete.
Lavoro in fabbrica, da più di 8 anni, ho due bambini e una moglie, un mututo da pagare e una vita fatta di fatica e poche gioie. Sono un proletario.
Quello che non mi torna sono gli interventi spaccacpello in quattro e più parti.
E’ vero Lotta Comunsita è una organizzazione con modi dittatoriali in cui primeggia la difesa dell’organizzazione-partito prima di tutto. Ma fa piacere vederli di fronte alla fabbrica al mattino presto con i giornali in mano, fa piacere riferirsi sempre al mondo dei lavoratori. Questo non vuol dire che condivida la sua impostazione teorica e organizzativa, tutt’altro.
Quando compro il giornale, parlo ad un compagno, forse su una strada diversa, ma parlo ad un compagno.
Che i vertici siano poi dei borghesi che giocano a risiko è confermato dalla mia poca e sufficiente frequantazione.
Leggo gli interventi di Anteo e Gattosilvestro, il classico bordighismo visionario, dove tutto sembra tornare, ma in fabbrica non ci sono e la lotta di tutti i giorni molto probabilmente non sanno cosa sia.
Si mi piacerebbe avere una pipa in bocca e tra uno sbuffo e l’altro chiaccherare se è più giusto aspettare e ragionare sul mondo stando seduti con il baricentro spostato verso destra o se sia più corretta una postura eretta.
Vengo al dunque, non nego a priori che sia necessaria la chiarezza teorica, e che questa sia il frutto di un attento lavoro di studio, ma mi girano pesantemente le palle quando questa viene messa a priori e come sport da salotto. Perchè Anteo non scrivi del mondo di sfruttamento del capitale, perchè non inveisci contro i borghesi tutti, piattole che ogni giorno mi succhiano il sangue e il sudore.
E’ bello parlare male degli altri, si quelli di lotta ti spremono come limoni, ma non sono tanto diversi da te che vivi del lavoro degli altri.
Leggo le vs parole d’ordine “Fuori e contro i sindacati di regime per la rinascita del sindacato di classe” si ha un bel dire, ma in fabbrica non ci siete. Ripeto seduti su di una poltrona, si riesce a descrivere il mondo come dovrebbe essere.
Provate voi a fare “fuori e contro” in fabbrica, dove il livello della lotta di classe è ben basso. La realtà è che la lotta sindacale è fatta di piccoli e grandi aspetti, anche difendere un compagno in difficoltà nei confronti della direzione. Ma con il vostro “fuori e contro” ipotizzate solo i grandi quelli che danno piacere e soddisfazione, ed ecco che uscite belli nudi dove dei lavoratori poco vi interessa.
Non voglio fare dell’operaismo, ma diffido di tutti i professori di marxismo che estranei alla classe vengono ad insegnare e sentenziare. Al contrario avete da imparare e stare zitti e la prima parola che proferite dovrebbe essere: Ascolto !
Non vi si chiede di venire in fabbrica, la vostra cultura mettetela al servizio della causa proletaria, con umiltà e sentimento di condividere il sudore, le sofferenze e le nostre lotte. Anche quelle piccine piccine.


Admin Posted - 21/10/2004 : 11:53:05
Non ci sono criteri. Pubblichiamo qualsiasi messsaggio.
Ciao.

gattosilvestro Posted - 20/10/2004 : 15:56:00
Non era una lamentela democratica sulla violata libertà di stampa...
Volevo solo conoscere i criteri di selezione degli interventi al forum da parte dei suoi gestori.
Ciao, grazie.

Admin Posted - 19/10/2004 : 00:25:20
Faccio pubblica ammenda per il ritardo con cui ho approvato la pubblicazione dei messaggi di GattoSilvestro sul forum. Naturalmente niente è stato cancellato.
Ciao.
Carlo.


gattosilvestro Posted - 16/10/2004 : 15:46:24
Perché é stato cancellato il mio intervento su partito storico e partito formale?

gattosilvestro Posted - 15/10/2004 : 17:13:17
Per Damiano sul frazionamento della sinistra:
questo frazionamento è il risultato non la causa della rotta del movimento comunista. Avanzata della controrivoluzione significa ritiro della classe, quindi suo allontanamento dalle posizioni rivoluzionarie, cioè dal partito, che perciò si vede sempre più isolato. E' ovvio che molti compagni si sentano mancare la terra sotto i piedi e cerchino... nuove vie. E' pure ovvio che ciascuno ritenga di essere sulla retta via e che siano gli altri ad averla abbandonata.
Tu dici anche nel POSDR c'erano posizioni differenti. Vero, è un fatto. Ciò era giustificato da una esperienza del movimento comunista più breve e meno ricca di quella odierna. La lotta pratica del proletariato ha espulso per sempre dal partito tutta una serie di posizioni che alle origini del POSDR potevano convivere. Non a caso nello stesso Posdr si ha un processo di selezione, affinamento dell'arma partito, con l'eliminazione dei menscevichi.
Quindi: lasciare da parte le divisioni fra i vari geuppi della sinistra per formare un'organizzazione con più peso? Le divisioni se ci sono non sono frutto della pedanteria dei compagni ma di problemi reali.

gattosilvestro Posted - 15/10/2004 : 16:44:45


Da "IL PARTITO COMUNISTA NELLA TRADIZIONE DELLA SINISTRA" ed. "il Partito Comunista" del Partito Comunista Internazionale.

PARTITO STORICO E PARTITO FORMALE
Com'è ricordato nelle nostre tesi del 1965, è Marx ad usare per primo questa distinzione: partito nella sua accezione storica e partito contingente o formale, cioè le varie formazioni organizzate di combattenti rivoluzionari nelle quali, nel corso della storia, la dottrina, il programma, i principi del partito comunista si sono incarnati. (...)
Ogni volta che nella storia si è verificato, sotto la spinta di suggestioni diverse, l'abbandono di questo patrimonio storico che comprende non solo la teoria, i principi e le finalità, ma anche l'esperienza storica della marcia faticosa della rivoluzione, il partito formale, cioè l'organizzazione di combattimento di una data epoca o di una data generazione proletaria, ha inevitabilmente abbandonato il cammino e si è trovato, alla fine, dalla parte del nemico di classe. Per noi dunque il partito esiste e si sviluppa e marcia verso la vittoria solo in quanto è capace di rimanere aderente alla base del partito storico; se questa base viene anche soltanto scalfita si hanno i tradimenti e le diserzioni di cui è piena la storia dei partiti formali. (...)

CITAZIONI
25 - Considerazioni sull'organica attività del partito quando la situazione generale è storicamente sfavorevole - 1965.
12 - ...Quando dalla invariante dottrina facciamo sorgere la conclusione che la vittoria rivoluzionaria della classe lavoratrice non può ottenersi che con il partito di classe e la dittatura di esso, e sulla scorta di parole di Marx affermiamo che prima del partito rivoluzionario e comunista il proletariato è una classe, forse per la scienza borghese, ma non per Marx e per noi; la conclusione da dedurre è che per la vittoria sarà necessario avere un partito che meriti al tempo stesso la qualifica di partito storico e di partito formale, ossia che si sia risolta nella realtà dell'azione e della storia la contraddizione apparente – e che ha dominato un lungo e difficile passato – tra partito storico, dunque quanto al contenuto (programma storico, invariante), e partito contingente, dunque quanto alla forma, che agisce come forza e prassi fisica di una parte decisiva del proletariato in lotta.

26 - Tesi sul compito storico, l'azione e la struttura del partito... (Tesi di Napoli) - 1965
11 - ...Indubbiamente, nell'evoluzione che i partiti seguono, può contrapporsi il cammino dei partiti formali, che presenta continue inversioni ed alti e bassi, anche con precipizi rovinosi, al cammino ascendente del partito storico. Lo sforzo dei marxisti di sinistra è di operare sulla curva spezzata dei partiti contingenti per ricondurla alla curva continua ed armonica del partito storico. ...
La Sinistra comunista ha sempre considerato che la sua lunga battaglia contro le tristi vicende contingenti dei partiti formali del proletariato si sia svolta affermando posizioni che in modo continuo ed armonico si concatenano sulla scia luminosa del partito storico, che va senza spezzarsi lungo gli anni ed i secoli, dalle prime affermazioni della nascente dottrina proletaria alla società futura, che noi ben conosciamo, in quanto abbiamo ben individuato i tessuti ed i gangli dell'esosa società presente che la rivoluzione dovrà travolgere.

Testo completo all'indirizzo web http://perso.wanadoo.fr/italian.left/Italiano/Testi/PCTraSi2.htm#cII.1



n/a Posted - 19/07/2004 : 11:24:41
Ciao Anteo, ciao Damiano
mi intrometto con una risposta certamente più lunga del messaggio di Anteo cui rispondo.
correzione dell'errore:
Anteo affermando che per "correggere" si debba necessariamente scendere a "compromesso" o ricorrere alla "novità teorica" anziché comprendere, nega aprioristicamente e implicitamente il carattere scientifico del marxismo ed il carattere mutevole del capitalismo. Gli errori non sorgono da cattiva interpretazione del marxismo. Lenin Trotzky e quant'altri possono essere accusati di tutto, dimostrandolo, ma non di non conoscere il marxismo.
Se non ammettesse errori il marxismo non sarebbe una scienza sociale ma una tifoseria, una religione da "osservare" e .... guai a chi la tocca. Significativo che Anteo finisca nel considerare anche il nostro lavoro come "più giusta lettura dei testi". Insisto nel credere che Anteo non si sia soffermato a riflettere sul lavoro svolto dal sito sulla natura sociale della Russia, dove mai ci nascondiamo dietro una "più giusta lettura dei testi"?
partito storico - partito formale
Per noi non esiste una simile dicotomia. Non esiste una dialettica tra le due nozioni perché non rappresentano alcun "polo", alcuna opposizione di un fenomeno concreto ne di un'astrazione scientificamente fondata. Materialisticamente, appunto, la "storia" è forma, la forma è "storia". Del partito, come di qualsiasi altra questione, possiamo solo contrapporre la "forma passata" (storica per Anteo) a quella "presente" (formale sempre per Anteo), dunque per noi la questione si "riduce" a Passato/Presente. Non esiste una "forma passata" alla quale non si possa applicare il materialismo storico, che non abbia, nel bene come nel male, una propria "storia" limitata dal tempo in cui si è consumata. La sconfitta del marxismo non è certo il prodotto dei mille partitini in cui si sono divisi le correnti che si richiamano al partito storico/formale, tanto meno ai loro sottoprodotti. E', caso mai, stata proprio il risultato dell'azione, della lotta di classe, di quello che Anteo chiama partito storico.
Le due nozioni, storico - formale, conservano, per così dire, una contrapposizione solo in uno schema idealistico-Hegeliano, solo considerandole come "idea" di partito, da un lato, e concretizzazione, realizzazione di quell'idea dall'altro. Conservarne religiosamente l'idea senza la quale non potrebbe concretizzarsi nella realtà.
Materialisticamente, invece, sarà la realtà a reimporre l'idea.
posizioni di sempre
Ma quali sono le posizioni di sempre? Il tempo passa anche per il Manifesto. Engels ci teneva a sottolineare che in questo non c'era neanche un accenno alla Russia che, qualche decennio dopo, considerava fondamentale nella prospettiva rivoluzionaria.
Non è poi difficile capire che proprio da queste presunta teoria delle "posizioni di sempre" sono nate correnti che si richiamano, l'un contro l'altra, a "più giusta lettura dei testi marxisti". Ben gli sta, non a caso sono morti seppelliti dai loro talmud!!!
senza nulla inventare quando non c'è nulla da fare
E' una tautologia, non pensare (cosa c'entrano le invenzioni?) quando non c'è nulla da fare. Ma è ovvio che se non c'è nulla da fare ... non si fa niente ... dunque tanto meno si pensa a cosa fare. Quando Marx scriveva il Capitale "faceva" o "pensava" (anche a prescindere dal contemporaneo intervento "fatto" per influenzare i populisti). Non si può scindere la teoria dalla pratica. Anzi è questo legame indissolubile a consentirci di valutare l'SPD ed il PSI italiano ante 1914 come controrivoluzionari. Non si può scindere la teoria dalla pratica per il passato, non lo si può per il presente. Ogni teoria è praticata, ogni pratica è teorizzata. Se poi si vuol far credere che la profondità e la validità di una teoria si possa misurare con l'ampiezza della propria pratica ciò è altrettanto impossibile. La teoria, come la pratica, o sono scientifiche (marxiste) o non lo sono. Se lo sono la loro vita inscindibile sarà indispensabile allo sviluppo sociale, al superamento della società classista, altrimenti sarà non solo inutile ma anche dannosa. Dunque sostenuta o combattuta, non c'è alternativa, dunque FARE, comunque FARE, questa la condanna dei nostri tempi.
Il partito è un organismo sociale nel quale la teoria rappresenta, in un certo senso, il suo patrimonio genetico, la predeterminazione della sua crescita. Ucciso dalla controrivoluzione che non può impedirne la rinascita.
Per noi oggi questa vita è certamente "embrionale", non l'organismo adulto che vorremmo. Non di meno deve essere o, protetta come elemento vitale della "specie" comunista, o uccisa, magari amputandola di questo o quell'organo, teoria o prassi che sia.


Edited by - carlo on 07/20/2004 14:42:43
anteo Posted - 16/07/2004 : 11:58:28
Il tema della frammentazione dei partitini nel campo marxista non è nuovo. Da una parte si indica la causa in una errata impostazione teorica o strategica, e quindi si indirizzano gli sforzi nella ricerca di una soluzione o di compromesso o nella novità teorica.
La posizione materialista è diversa, nei rapporti di forza tra le classi vede la possibilità del proletariato di riaccordare il partito formale, quello fatto di uomini, a quello storico, tracciato una volte per tutte col Manifesto del 1848.
Il dibattito tra i mille grupettini, sulla più giusta lettura dei testi marxisiti, non smuove il tema. E' nel rapportare queste diverse interpretazioni all'azione reale della classe, a partire da quella sindacale, che scioglierà il nodo.
La storia del movimento comunista ha mostrato come la lotta di classe abbia forgiato il partito e non il contrario.
Dalla degenrazione dell'internazionale scaturirono diverse opposizioni, valutarne la loro correttezza su quanto realizzato di pratico in questi lunghi decenni non ha senso. Coloro che si sono posti su questo piano scivolano presto nel campo borghese. Ribattere i chiodi della dotrina marxista, rimanere fermi sulle posizioni di sempre, senza nulla inventare anche quando non c'è nulla da fare è la condanna dei nostri tempi.

Saluti

Anteo

n/a Posted - 11/07/2004 : 10:07:57
Ciao Damiano.
In un certo senso il tuo secondo messaggio risponde al primo. Se mi consenti però anche la risposta resta sul piano degli "effetti", non affronta le cause della questione che hai posto.
Il fatto che le cause si debbano ancora cercare nella sconfitta subita dal movimento rivoluzionario negli anni 1914 e successivi sino allo stalinismo (che non è che la "consacrazione", il compimento della controrivoluzione) la dice lunga sulla radice TEORICA dell'attuale INSIGNIFICANZA del movimento rivoluzionario, comunista.
Di qui il giudizio conseguentemente esatto, rigoroso, di FALLIMENTO dell'antistalinismo. Ciò non significa che non abbia prodotto niente di utile o di utilizzabile, significa solo che come antistalinismo, in quanto antistalinismo, NON HA BATTUTO IL SUO NEMICO PRINCIPALE, e non solo perché questi è, per così dire, "morto nel suo letto", ma perché proprio nella battaglia principale non è riuscito a seppellire definitivamente lo stalinismo sotto un vero partito comunista. Anzi in quanto "antistalinismo" è stato piuttosto, definitivamente SEPPELLITO, reso inutile, dal decesso dello stalinismo stesso.
Questo è un fatto, non un opinione. Se la stessa Rotta Comunista, segnala se stessa come ANTISTALINISTA, ciò non è ormai che un "avvertenza" per il lettore, una qualifica che non può più essere politicamente significativa, perché se per noi lo fosse ci si potrebbe ben rispondere .... "vile tu uccidi un uomo morto". Conserva invece, ma non per molto tempo ancora, un senso il denunciare il fallimento dell'antistalinismo. Richiamare l'attenzione di chi si attarda su battaglie perse nel tentativo di richiamarlo alla realtà, al necessario lavoro comunista.
Nessun partito comunista sorgerà dalla volontà di unificare le sigle che a vario titolo si richiamano ancora all'antistalinismo. Non sono state in grado di unirsi, o comunque di unificare un lavoro, per difendere, LETTERALMENTE, la propria pelle come si può pensere che lo siano per difendere la pelle degli altri??
Un partito, un raggruppamento, almeno un nucleo seriamente comunista potrà riprendere soltanto da una riflessione spassionata, spietata, degli errori commessi e, contemporaneamente, da un lavoro, anche minimo, per portare questa riflessione nella classe operaia. Non deve essere mai dimenticato infatti che, molte o alcune poco importa, di quelle formazioni o frazioni che hanno dato così pessimi risultati in tutti i campi, non erano e non sono affatto proletarie, ne per la teoria espressa ne per la pratica sociale vissuta.
Dobbiamo ammettere la storia per quella che è, non per come noi la vorremmo. Magari il lavoro fosse stato fatto, ma NON E' COSI'.
A proposito delle risposte NON PIOVUTE. Avrai notato come dopo il tuo intervento nella discussione su un messaggio che ha raggiunto più pagine, i lottacomunistardi siano letteralmente svenuti, eclissati, raggelati dalla continua scoperta di ex che non possono catalogare, come fanno nei loro circoli, quali "traditori".
Non devi dunque stupirti. E' molto più facile subire la politica che non esprimerla, leggere piuttosto che scrivere. Del resto hai vissuto tu stesso una realtà in cui sedicenti "compagni" riescono a diffondere un giornale che neanche leggono, non solo perchè non lo capiscono, ma perché così diventa FACILE diventare comunisti, senza fatica, senza conflitti, senza questioni.
Ma un comunismo così non si è mai visto ne si vedrà mai.
Ciao.

Edited by - carlo on 07/11/2004 10:15:41
damiano Posted - 10/07/2004 : 11:22:20
provo a sviluppare il mio ragionamento di prima ( le considerazioni di altri non è che siano piovute.....):

Non è che il limite (fallimeno forse è esagerato)dell'antistalinismo tradizionale è consistito proprio nel fatto che non è riuscito a dar vita ad un soggetto unico, ma è rimasto frammentato in una miriade di gruppi e gruppuscoli raccolti spesso intorno ad una manciata di (encomiabili) compagni pressochè slegati dalla classe.
In Francia ad esempio Lutte Ouvriere (tralasciando le sue posizioni trotskiste) è una minoranza sì ma visibile e radicata nella classe a cui i lavoratori + coscienti possono collegarsi - in Italia c'è solo LotCom di cui è già stato trattato in altre parti del forum....

Ciao



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