Rotta Comunista
Rotta Comunista
Home | Profile | Register | Active Topics | Members | Search | FAQ
 All Forums
 Ruota libera
 Altri argomenti
 Sul TFR

Note: You must be registered in order to post a reply.
To register, click here. Registration is FREE!

Screensize:
UserName:
Password:
Format Mode:
Format: BoldItalicizedUnderlineStrikethrough Align LeftCenteredAlign Right Horizontal Rule Insert HyperlinkInsert Email Insert CodeInsert QuoteInsert List
   
Message:

* HTML is OFF
* Forum Code is ON
Smilies
Smile [:)] Big Smile [:D] Cool [8D] Blush [:I]
Tongue [:P] Evil [):] Wink [;)] Clown [:o)]
Black Eye [B)] Eight Ball [8] Frown [:(] Shy [8)]
Shocked [:0] Angry [:(!] Dead [xx(] Sleepy [|)]
Kisses [:X] Approve [^] Disapprove [V] Question [?]

   
   

T O P I C    R E V I E W
RosTa Posted - 16/06/2007 : 10:30:54


Sul TFR, a “sinistra” si sentono poche cose e dette male.
La sensazione è che la questione interessi poco; non se ne considera il peso reale, al più la si liquida come una faida fra ladri per spartirsi il bottino. Quel che è peggio è che la si affronta sul terreno imposto dall’avversario: quello sindacale.
Sarebbe invece opportuno che la si riportasse sul terreno politico, che dovrebbe essere anche quello che “giustifica” l’esistenza di gruppi e “partiti” della sinistra comunista; ambiente caratterizzato da un comportamento conflittuale con la teoria: da un lato la si considera motivo di astrazione dalle bassezze della vita reale, dall’altro si sottolinea la sua bontà, ma i rapporti reali sono ben altra cosa.
In entrambi i casi c’è una metafisica della teoria che si traduce in politica metafisica.
Lo abbiamo ultimamente visto sui DICO; il TFR ne è la continuazione.
Si è soliti, e giustamente, partire per inquadrare i problemi, da uno sguardo generale che ci deve fornire il binario del percorso da compiere.
Nella sinistra la crisi del capitale viene percepita con fatalistico auspicio catastrofico di kautskiana memoria, per cui si gioisce sui problemi di casa altrui (il capitale) e si ignorano quelli di casa propria (il lavoro) quasi supponendone direzioni autonome.
E’ vero che la crisi d’accumulazione del capitale governata dalla legge della caduta tendenziale del saggio di profitto crea non poche difficoltà al capitale finanziario, ma è anche vero che questo reagisce con controtendenze vecchie e nuove, e riesce a “vincere”; in ciò si addestra, acquisisce esperienza, aumenta il patrimonio della sua memoria storica e si rafforza. L’aumento generale ed incontrastato del saggio di sfruttamento ne è una prova inconfutabile che si esprime in una quasi provocatoria riduzione del salario sociale nei suoi tre componenti, il salario diretto, quello indiretto e quello differito.
Sappiamo che l’esportazione di capitali e la speculazione borsistica sono i tratti essenziali dell’epoca che viviamo, al di là delle forme specifiche che questi assumono, per dare uno “sbocco” al capitale in eccesso in cerca di remunerazione. Così come sappiamo dell’inseparabilità dei due tratti. Ora proviamo ad inquadrare il TFR, questa componente salariale, in un tale quadro, e ne viene fuori che la sua trasformazione in capitale speculativo non solo diventa un ulteriore strumento di sfruttamento della forza lavoro ed accresce la potenza del capitale, lo faceva pure se rimaneva in azienda, non solo aumenta il peso del raider sul capitano d’industria, con buona pace dei romantici rimasti al sec. XIX, a cui è certo estraneo il concetto di capitale finanziario, ma, e questo è il punto, crea un legame immediato, materiale e ideologico fra masse operaie e imperialismo.
Il legame materiale anzitutto si palesa nel fatto che il lavoratore diventa il garante del suo proprio sfruttamento; se così non fosse sarebbero poche le speranze di ottenere indietro il suo salario capitalizzato e poi risalarizzato, in quanto questa operazione si basa sull’appagamento di profitto per il capitale, in qualsiasi contesto nazionale o internazionale avvenga.
Questo ci porta a dire che oggettivamente si deve stabilire un legame di interesse fra lo speculatore e l’”investitore”, simile a quello che si stabilisce fra CdA e azionista; la vicenda Enron ci è d’aiuto. Visto il legame fra Borsa ed esportazione di capitale, un ulteriore strumento materiale di rapporto corporativo con l’imperialismo nostrano è posto, perché se speculerò su azioni Eni, che deve fare investimenti a Nassyria per fare profitti sufficienti e distribuire il dividendo, e per garantirsi il saccheggio petrolifero di tale sito deve occuparlo militarmente, tramite lo Stato o darne il compito in appalto, il lavoratore “investitore” sarà ben contento della buona riuscita dell’operazione perché egli avrà la probabilità della prospettiva della risalarizzazione.

Dove c’è un legame materiale, quello ideologico ne è conseguente. Qui c’è un’ampia possibilità di variazioni, il cui denominatore comune è la confusione di interessi divergenti di classe, dove il giusto e mai sufficiente odio di classe verso il “proprio” capitale ovvero lo Stato, viene diretto non solo e non tanto contro il capitale e Stato concorrenti, ma contro i lavoratori che da questi sono schiacciati e spesso armati. E’ lo stesso socialimperialismo del ’14 che si basa su strumenti materiali aggiornati, al fine di servire lo stesso padrone.

Proprio perché comunisti dobbiamo dire NO alla manovra, perché siamo antimperialisti, ed anzi, è questo un momento concreto di lotta contro il nostro, in primis, imperialismo, con una autonoma iniziativa unificante, basata su un’estesa campagna politica di resistenza alle controtendenze per potere, poi, contrastare la potenza politica della borghesia.
Questo, credo, possa essere un primo ma solido passo per una reale lotta antimperialista, perché si basa sul necessario intervento nella classe e sua mobilitazione, che è cosa radicalmente diversa dall’interclassismo romantico e folcloristico anti “G” (sebbene purtroppo non privo di assassinii), che non lascia tracce come patrimonio di classe, e dalla dissipazione di energie, che non ci possiamo permettere. Auspicando la scomparsa della teoria intesa come erudizione autoreferenziale, per adesso si assiste al codismo e alla complicità della sinistra comunista con l’imperialismo, scarsamente studiato, spesso deformato, mai combattuto.


4   L A T E S T    R E P L I E S    (Newest First)
RosTa Posted - 04/07/2007 : 15:50:40
Convengo con Ante nel porre un taglio alla questione, non prima però di averlo ringraziato per la sua preziosa collaborazione.
Admin Posted - 03/07/2007 : 00:33:34
Ante ribatte:


Le rivoluzioni devono ottenere il loro biglietto di ingresso
alla scena ufficiale dalle mani delle classi dominanti

(Karl Marx "New York Herald Tribune" 27 luglio 1857)


Purtroppo mi vedo costretto ad intervenire nuovamente in risposta alla replica di Rosta e spero che la citazione di Marx (che ritengo l’UNICO utilizzabile per poter superare le pressapocaggini del marxismo (inteso come prodotto ideologico del secolo scorso) non dia adito a mistificazioni: io non sono un marxista.

Innanzitutto io non intendevo proporre una “nuova” faccia dell’imperialismo quando mi riferivo alla dinamica speculativa mondiale (la speculazione non ha barriere, ne confini ne nazioni ne valute particolari ma è semplicemente l’utilizzo di strumenti finanziari che ormai rasentano le scommesse ai cavalli o sul colore del vestito della regina ecc). Anzi intendevo proprio svuotare definitivamente l’ideologia dell’imperialismo introdotta nel marxismo volgare dal pessimo opuscoletto di Lenin. La Borsa non rappresenta assolutamente un luogo di ripartizione dei profitti prodotti altrove anzi specie dopo gli anni 80 molte società sono state quotate in Borsa semplicemente proponendo un logo senza alcun legame con la produzione materiale. E’ vero che i profitti realizzati nel settore produttivo (che si riduce sempre più, siamo di fronte ad una piramide rovesciata) vengono immediatamente deviati verso la dinamica speculativa (e non solo in Borsa anzi recentemente proprio verso i derivati vedi l’ottimo articolo di Paolo Giussani Miti e realtà del boom americano in www.countdownnet.info analisi- USA e molti altri testi in inglese che ci siamo premurati di diffondere in questo paese di ignoranti) ma non siamo certo di fronte ad eccessi di liquidità (dove Rosta ha trovato i dati sulla liquidità è un mistero, nemmeno le Banche Centrali riescono ad avere una tale informazione). Quindi non solo la Borsa non riceve eccessi di capitale, anzi la ripartizione riguarda una massa decrescente d capitale vista la caduta del saggio del profitto che dura ormai da decenni in tutte le economie avanzate (Rosta può verificarlo nei numerosi paper sull’argomento presenti sempre nel nostro sito). Non basta Rosta si permette poi di affermare che siamo di fronte all’esportazione di capitali “in cerca di investimenti profittevoli”. Il solito luogo comune. Vai a vedere i dati e scopri che gli investimenti esteri in capitale fisso non solo declinano da tempo ma quelli operati si dirigono all’interno dei paesi OCSE (ad esempio non si possono più classificare come investimenti esteri quelli compiuti all’interno dell’UE) vedi l’ottimo paper sempre di Giussani “Empirical Evidence for Trends towards Globalization” in countdown - world economy. Inoltre Rosta ripete come una litania che riconosce l’imperialismo solo nella guerra con la solita menata della politica che c’entra come i cavoli a merenda. Per non per edere tempo consiglio a Rosta la lettura del mio Distruzione creativa sempre sul sito ma che oggi è stato modificato per una futura pubblicazione, nel quale cerco di dimostrare non solo che negli Stati Uniti le spese militari stanno declinano da molto tempo (dati alla mano riportati in un grafico) ma la piccola ripresa (4% del PIL, cioè una cagata di mosca, si è verificata con l’effetto 11 settembre organizzato dalla Lobby del Pentagono per poter speculare sui finanziamenti governativi in caduta libera e sulle privatizzazioni del Complesso Militare Industriale a meno che Rosta non creda per forza che gli USA abbiano fatto guerra a Grenada, a panama, alla Serbia all’Afghanistan o all’Iraq per dominare i mercati di queste aree 8alla faccia dei mercati) o per il petrolio e su questo sono pronto a sfidarlo in ogni momento.

Sull’aristocrazia operaia Rosta non demorde, si vede che la sin. comunista le sue litanie le ripete all’infinito come i cristiani con il rosario. E’ bastato che facessi riferimento ai lavoratori che comprano azioni ed attendono con ansia il rialzo che subito Rosta ci ha visto confermata la ricettina cervettiana che va avanti da settant’anni come se fosse la rivelazione delle stimmate. Guarda caro Rosta che chi guadagna cifre stratosferiche sono i CEO delle corporation che hanno opzioni sull’acquisto delle azioni, informati. E chiamali parco buoi. Pensa che per alzare i titoli i manager fanno le “ristrutturazioni” che consistono in ridimensionamento degli organici, utilizzo della capacità produttiva esistente, con calo della produttività e schiavizzazione dei lavoratori rimasti. E mi dispiace caro Rosta ma lue concentrazioni e le centralizzazioni non sono dovute al parco buoi ma semplicemente al declino delle imprese con conseguenti acquisizioni e fusioni che sembrano si la nascita dei colossi ma sono solo colossi di argilla. Infine il tuo caro imperialismo straccione (italiano naturalmente) tutto ha in mente meno che essere imperialismo. Anzi la nascita della CEE è il risultato di una crisi delle economie europee e non di una sorta di sviluppo di nuova grande potenza antagonista agli USA (anch’essa pervasa da una crisi economica senza precedenti e dal rischio della regressione economica a paese di serie B, cerchiamo di tenerci informati sulla dinamica economica come ci ha insegnato il vecchio di Treviri). E’ vero i lavoratori si stanno facendo ammazzare per sostenere una sistema economico e sociale che li rende sempre più schiavi. Questo dovrebbe far riflettere Rosta e fargli abbandonare, come a fatto il sottoscritto tutte le fraseologie pseudomarxiste del passato. I lavoratori non hanno alternative. Il crollo dell’Unione Sovietica (benedetto e maledetta quella iattura della rivoluzione russa che tanto danno ha procurato ai lavoratori del mondo) per cui sono pronti a tutto, al doppio lavoro (se ne trova sempre meno) agli straordinari (che sono sempre più in aumento) alla precarizzazione ultima possibilità per evitare la disoccupazione ecc. Non vi è extrareddito ma semplicemente la necessità di mantenere livelli d consumo che si stanno continuamente erodendo per il declino dei salari reali. Mi spiace Rosta ma NOI ( non si capisce chi siano questi noi… forse i gruppetti dell’ultrasinistra visti come il sangue negli occhi dai lavoratori? Organizzazioni fallite da decenni che continuano imperterrite ad illudersi di avere un ruolo quando non riescono nemmeno a capire alcunchè di quanto sta accadendo… Finalmente potremo dire che l’emancipazione dei lavoratori sarà opera de lavoratori stessi, non per una scelta fatalista o determinista ma semplicemente perché il sistema politico e più in generale la politica non ha più alcuna funzione propulsiva (sia con scelte governative che di rivoluzionamento). La politica poteva avere un ruolo in passato quando una fase di crescita come quella degli anni 60 permetteva al sistema dei partiti di gestire la loro sopravvivenza e la ripartizione attraverso lo stato sociale delle entrate (il cosiddetto mito keynesiano). La politica dei partitini dell’estrema sinistra non era altro che il tentativo di scimmiottare e sostituirsi a quelli istituzionali con una fraseologia rivoluzionaria (di fatto non hanno combinato niente). La battaglia sul TFR mi spiace per Rosta ma è persa. So di destare in lui ed in altri delle contorsioni delle budella ma è così. I suoi sforzi ed i suoi ululati non impediranno la rapina del TFR. Ma forse questa sarà una delle gocce che vanno a riempire il vaso di sopportazione de lavoratori che quando traboccherà ci vedrà coinvolti giocoforza non per essere i soliti leninisti che cavalcano le lotte dei lavoratori per prendere il potere ma come parte dei lavoratori che saranno costretti a costruire una libera associazione di produttori.

Concludendo, e sperando di non dover più intervenire, consiglio a Rosta di evitare la pubblicistica banale dei quotidiani e settimanali nazionali e di dare una occhiatina non solo i miei poveri scritti ma di frequentare il sito countdown dove troverà abbondanza di dati empirici che gli permetteranno di avere un po’ più chiaro lo stato delle cose presenti.

Un saluto

ante


RosTa Posted - 29/06/2007 : 19:52:24
La rappresentazione che Ante dà dell’imperialismo, teso solo alla speculazione borsistica, e ben condensata nel “peso del «cancro»”, è giusta ma alquanto parziale; tocca uno dei tratti caratteristici che però non può essere compreso né valutato nella sua portata disgiuntamente dagli altri.
Inoltre la Borsa è un luogo di ripartizione di profitti prodotti altrove, per cui la sua stessa esistenza implica quella dell’attività produttiva, e questa la centralità della classe lavoratrice.
L’eccesso di capitale, o pletora, di cui parlo è in rapporto alla capacità di accumulazione, ed è da questo eccesso che trae alimento la Borsa, ma soprattutto l’esportazione di capitale in cerca di investimenti profittevoli. Particolarmente su questo secondo ma primario elemento si innesta l’interventismo statale, che dà adito ad un’altra interpretazione non meno ristretta, quella che riconosce l’imperialismo solo nella guerra, cioè un fenomeno sovrastrutturale, riconducendolo, di fatto, ad una linea di politica estera. I contenuti fondanti di questo possibile sbocco, vengono trattati alla sindacalese.

Quanto al secondo punto rilevante, l’aristocrazia operaia che coinvolge fasce ristrette di lavoratori, quanto sostengo non lo nega: il fatto che molti siano coinvolti nel gioco non significa che tutti ci guadagnano; non sono forse pochissimi gli azionisti che traggono veri benefici?. Se così non fosse non potremmo parlare del “parco buoi”, cioè non si concentrerebbe e centralizzerebbe un bel niente.
Il fatto poi che uno strumento come la manovra sul Tfr si configuri oggi, fa parte dell’aggiornamento di strumenti di lotta e mobilitazione che in questo caso “l’imperialismo straccione” sperimenta. Negli USA un mezzo di analoghi obiettivi, lotta e legame, ma di portata molto più ampia può essere considerato l’indebitamento capillare delle famiglie, pur non potendosi parlare di aristocrazia. Ovviamente sono cose da approfondire ma non le possiamo liquidare soltanto perché non contemplate, e giustamente, negli schemi di riferimento, per cui alla domanda “perché i lavoratori dovrebbero combattere ciò da cui traggono vantaggio”si potrebbe rispondere con una contro-domanda: perché si fanno ammazzare per perpetuare il proprio sfruttamento? Ma ovviamente sarebbe più proficuo analizzare il peso delle componenti extra-reddito e le fasce d’estensione di settori di classe coinvolti, che per noi, però, in nessun caso costituisce deroga al perseguimento degli interessi storici della classe.

La conclusione è che, sia si tratti di un aumento del “cancro”, che di avviluppare per meglio sfruttare fasce più ampie di lavoratori, fare battaglia politica sul Tfr è imprescindibile. E’ infatti un curioso comunista quello che aspetta fatalisticamente che la classe si mobiliti (su cosa poi, e spontaneamente per giunta?) per poi scendere in campo nel posto prenotato del rimorchio. Ravviso in questo il problema irrisolto della sinistra comunista.
Admin Posted - 21/06/2007 : 22:12:03
Anche in questo caso Ante ha inviato una mail che abbiamo inserito


Per caso ho letto la e mail di RosTA inviata al vostro sito e vorrei spendere qualche parola sul contenuto abbastanza sbrigativo. Mi rendo conto che in una e mail è difficile affronare argomenti “importanti” ma almeno lo si faccia cum grano salis

RosTA tocca un argomento come il TFR che, come tutti sappiamo, sta per essere sgraffignato per andare a costituire i Fondi Pensione gestiti dal Sindacato, dall’INPS o da enti privati. Non c’è via d’uscita il lavoratore volente o nolente deve mollarlo in gloria alla fame di capitali che la voraggine speculativa continua ad ingoiare col bene placito di partiti governi e sindacati. Forse non tutti sanno che il Fondo Pensione dei pubblici dipendenti della California se ne è andato in fumo proprio per effetto delle speculazioni effettuate da veri e propri delinquenti comuni chiamati a gestirli.
Ciò che desta qualche stupore però sono le affermazioni successive contenute nella lettera di RosTa
quote:
E’ vero che la crisi d’accumulazione del capitale governata dalla legge della caduta tendenziale del saggio di profitto crea non poche difficoltà al capitale finanziario, ma è anche vero che questo reagisce con controtendenze vecchie e nuove, e riesce a “vincere”; in ciò si addestra, acquisisce esperienza, aumenta il patrimonio della sua memoria storica e si rafforza.

Cosa voglia dire tutto ciò è un mistero. Innazitutto anche l’accumulazione di capitale sia governata dall’andamento del saggio del profitto, anche se è vero anche il contrario ed è possibile persino che il saggio cresca in presenza del declino dell’accumulazone (cosa visibile nell’economia USA degli ultimi trent’anni), non si capisce quali siano le difficoltà che ne subisce il capitale finanziario (cosa sia poi?). Oggi la dinamica speculativa domina sovrana nell’economia mondiale. Ormai i profitti, anche se declinanti nel settore manifatturiero, vengono immediatamente reinvestiti nella speculazione (Bond, Azioni, derivati, speculazione edilizia e quant’altro). Esistono molteplici studi empirici che dimostrano tale tendenza reperibili nel sito www.countdownnet.info . Non solo, siamo di fronte anche ad una delle ondate di credito più mastodontiche della storia del capitalismo e non solo. Banche e soprattutto finanziarie private stanno dominando il mercato del credito alimentato sempre più da tassi di interesse abbastanza bassi che permettono a speculatori di ogni genere e classe sociale (anche i lavoratori americani assistono col fiato sospeso all’andamento di Borsa, dei cambi) mentre i CEO si arricchiscono con le Stock Option. In tale condizione la visione del capitalismo che avevano i nostri predecessori è piuttosto antiquata. RosTa poi afferma che il capitale finanziario, quasi fosse una entità separata da altro e che abbia addirittura dei connotati, “reagisca con controtendenze vecchie e nuove” Boh affermazione veramente incomprensibile. Addirittura “riesce a Vincere” (ma che cosa vince? “Si addestra” e addirittura ”acquisisce esperienza”. Il vecchio di Treviri non ha mai considerato il capitale com una entità separata. Il capitale non ha alcuna fisionomia se non la propria. L’aumento dello sfruttamento si realizza con le ristrutturazioni che oltre ad incrementare il valore dei titoli fa si che si realizzi una maggiore estrazione di Plusvalore da una massa decrescente di capitale variabile destinato alla speculazione a discapito del salario che continua a declinare in termini reali

Non esiste capitale “in eccesso” ma semoplicemente capitale che fluisce spontaneamente là dove si realizza più velocemente profitto. Ha ragione Rosta in seguito ad affermare che il capitale speculativo non fa altro che far aumentare lo sfruttamento ma non per la sua “potenza” ma semplicemente per la realizzazione di profitti in tempi limitati anche se a rischi elevatissimi, cosa irrealizzabile negli stessi termini se si procede secondo il modello di investimento in capitale fisso e variabile se no non staremmo qui a parlare di dinamica speculativa. Che poi ci sia un legame tra capitale finanziario ed “imperialismo” siamo alle solite. Due righe prima RosTa critica la visione da XIX secolo del capitale tipico dell’ideologia di sinistra (tutta) poi si getta a capo fitto nella solita pistolettata sull’imperialismo. Mentre in passato tale ideologia si basava sulla fantomatica “Aristocrazia operaia” ora si basa sul sostegno del lavoratore al proprio capitalista speculatore. E perché mai dovrebbe sostenerlo? Visto che la speculazione è il cancro che sta uccidendo con le sue metastasi il settore produttivo (e quindi il posto di lavoro)? Il lavoratore sarà interessato all’andamento azonario solo se possiede pacchetti di azioni e si comporterà come un qualsiasi investitore (cosa che accade in realtà ma non è un fenomeno di massa). Infine il capitale destinato alla speculazione non si fa certo remore sui confini. Non ha partra né bandiera e non ha alcun interesse a dominare chicchessia ma solo spostarsi là dove si realizza profitto. Non vi è alcuna esportazione di capitali. Gli investimenti speculativi oggi vengono effettuati in tempi ridottissimi (grazie all’uso delle nuove tecnologie)in ogni parte del mondo senza nemmeno scucire una lirai cash, Sappia Rosta che la liquidità si è estremamente ridotta negli ultmi decenni. Figurati se poi non si citava il solito imperialismo italiano con la solita Eni che fa investimenti a Nassyria in Iraq per il solito petrolio come se prima della “guerra” di Bush l’Eni non avesse ottimi contratti con il vecchio regime. Non vi è alcun saccheggio petrolifero. Ma lo sa RosTa che il 90% dei pozzi è quasi inagibile per effetto dei bombardamenti che hanno devastato intere aree dell’Iraq provocando l’inquinamento del greggio con l’acqua salmastra e quant’altro? Lo sa RosTa che gli impianti di estrazione in Iraq oltre ad essere obsoleti non funzionano quasi per niente? Lo sa RosTa che per ritornare ai livelli di estrazione precedenti al 2001 è stato calcolato che ci vorranno almeno trent’anni, una volta finita la devastazione del paese che continua tuttora (Per maggiori informazioni consiglio di consultare gli articoli ed i paper di Cyrus Bina uno dei maggiori esperti di economia petrolifera presenti nel sito www.countdownnet.info). E alla fine? Noi comunisti dobbiamo dire NO alle manovre e contro il “nostro imperialismo” (roba che se fosse vero che i lavoratori italiani traggano benefici dall’imperialismo nazionale non si capisce perché dovrebbero combatterlo, ma questa è una assurdità che dimostra quanto sia totalmente infondata la tesi dell’imperialismo introdotta da Hildferding e ripresa in un opuscoletto di propaganda da Lenin). Se non si muovono i lavoratori sarà un bel casino, ciò che rimane dell’ultrasinistra continuerà a fare appelli come gli ululati dei lupi contro la Luna

Un saluto

Ante



Rotta Comunista © © Rotta Comunista Go To Top Of Page
Powered By: Snitz Forums 2000 Version 3.4.05