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Posted - 15/12/2002 : 13:38:37
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E questo sarebbe capitalismo???? E il lavoro salariato? Il saggio di profitto? ....
Da "Il paese della Menzogna dell'enigma" di Anton Ciliga. Pagina 184 « Gli occidentali, avvezzi come sono a territori relativamente piccoli con una fitta popolazione e una struttura economica stabile, saranno restii ad ammettere la possibilità di deportare rapidamente una tale massa umana. Gli spazi sconfinati della Russia non sembrano costituire una spiegazione adeguata. Solo chi ha osservato coi propri occhi quell'oceano tumultuoso che era la Russia al tempo del piano quinquennale può arrivare a concepire la possibilità di tali migrazioni forzate e persino il fatto che esse sono in armonia con gli avvenimenti. Le gigantesche realizzazioni del piano quinquennale erano frutto del lavoro servile: del resto la situazione dei lavoratori teoricamente liberi non differiva essenzialmente da quella dei lavoratori che non lo erano: l'unica differenza stava nel grado di asservimento.
pagina 185 «La colonizzazione del nord è senza dubbio una opera di importanza mondiale; ma i suoi metodi ricordano le colonizzazioni di un tempo, in America e altrove. È prevalentemente opera di lavoratori schiavi. L'industria forestale nella Russia settentrionale e nella Siberia non impiega che manodopera servile; le miniere d'oro li impiegano per la massima parte, e così pure le miniere carbonifere di Kuznetsk e di Karahand, l'industria del rame di Balmac, le officine elettriche dell'Asia centrale sono opere dei detenuti nelle "colonie di lavoro". Anche in Ucraina, la fabbrica di trattori agricoli è stata in parte costruita da manodopera servile. Nel cuore della Russia europea, l'escavazione del canale Mosca - Volga è fatta a forza di schiavi. Quanto all'enorme sviluppo militare ed economico dell'estremo oriente, con le sue ferrovie, le suo autostrade, la sua linea di fortificazioni lungo la frontiera con la Manciuria, esso è opera di un esercito continuamente rinnovato di condannati. Non credo esagerato affermare e che un terzo della classe operaia in Russia è composta di schiavi. Questa manodopera asservita, appena remunerata, facilita il compito di mantenere a un tasso bassissimo i salari degli operai teoricamente liberi.
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dante
Utente iniziale
2 Posts |
Posted - 27/12/2002 : 15:28:10
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Il problema è solo quello della definizione formale del modo di produzione o le conseguenze che se ne potevano allora trarre e oggi studiare ai fini della lotta politica? E' senz'altro vero che se misuriamo il modo di produzione capitalistico in base ai parametri richiesti (formazione di un saggio medio di profitto, ecc), questo o quell'aspetto del modo di produzione capitalistico mancano nella Russia zarista e anche nella Russia staliniana. Ma possiamo dire che il capitalismo li presenta tutti, questi parametri, in ogni paese definito ad economia capitalistica?. Anche l'Italia dal 1861 in poi non presenta TUTTI i parametri configurati, e qualcuno ha insistito sui "residui feudali". Quel che interessava e interessa i marxisti è il modo e il grado in cui il capitalismo come modo di produzione si è innestato nell'economia che noi definiamo zarista o meglio sul dispotismo asiatico, sconvolgendo i vecchi assetti e trasformandoli in sostanze incendiarie per una rivoluzione che per i rivoluzionari dell'epoca voleva essere in direzione socialista e che alcuni hanno definito come "rivoluzione borghese sostitutiva". Ciao, Carlo, e buon lavoro. Dante
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n/a
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11 Posts |
Posted - 13/01/2003 : 07:52:48
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Ciao Dante. Un modo di produzione "allo stato puro" naturalmente esiste solo nell'astrazione teorica. Nella realtà soppravvivono varie forme la cui sopravvivenza ha ragioni storiche, non teoriche. Engels ricorda tracce della comunità germanica ad eberfeld, la sua città natia. Sono convinto, ad esempio, che la libera circolazione delle armi negli USA abbia un fondamento storico più che economico. Nella Cina dell'impero celeste esisteva il lavoro salariato. Esisteva anche il commercio su vasta scala. L'esistenza di tali forme era sempre comunque subordinata al potere politico che poteva requisire ogni ricchezza eliminando un potere locale indipendente, basato appunto sulla ricchezza, e ristabilendeo l'«ordine». Non è quindi questione di parametri ma di analisi della vita sociale di un popolo. Un modo di produzione è sempre quello dominante, non esiste un M.d.P. esclusivo. Persino l'artigianato (quello vero naturalmente) è un residuo precapitalistico, nondimeno sopravvive in alcuni ambiti ma la sua subordinazaione sociale non ha neanche bisogno di essere dimostrata. Nella Russia di Stalin il lavoro forzato non può essere confuso col lavoro salariato. I finanziamenti arrivavano alle industrie col rispetto del piano. Per rispettarlo spesso si costruivano merci non funzionali (pentole pesanti ecc..). I prezzi delle merci variavano a seconda dell'acquirente ... non esisteva un mercato neanche per la marmellata, però si usavano banconote emesse dallo Stato. Anche nella Roma antica si usava il denaro ma nessuno si sognerebbe di definirla capitalistica. In ogni caso, in URSS, se un'industria non raggiungeva gli obbiettivi del piano si era soliti arrestarne il direttore e i suoi collaboratori per sabotaggio. Questo simpatico metodo ridistribuiva la mano d'opera qualificata verso le industrie siberiane e qualcuno si ostina a vederci una qualche pianificazione. l'unica cosa scientifica nella russia di Stalin era la persecuzione di ogni possibile oppositore. Non c'è chi non sostenga che le brevi qui ricordate siano verità sonante. Quanto a trarne le conseguenze è tutt'altra cosa. Ciao.
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