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aidon2004
Utente iniziale
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Posted - 08/03/2007 : 16:28:36
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Ciao a tutti. Ammetto di essere sorpreso;mi aspettavo qualche commento alla mia tesi, non tanti certo ma almeno qualcuno, ed invece solo admin ha risposto e quasi con indifferenza. Forse arrivo tardi. a me sembrava una scoperta geniale ( e forse lo era) ma non sono stato l'unico ad averla. E poi forse quest'argomento ha stancato tutti. Meglio così. Possiamo andare avanti allora perchè le sorprese non sono finite e sono tante!Ma andiamo per gradi.Quando sono arrivato a capire cosa c'era dietro LC ,lo ammetto, per me è stato un trauma anche perchè non ho frequentato per 3 ma per 30 anni. La cosa positiva di questo trauma è che mi ha dato una scossa energica che mi ha spinto a riflettere ed a mettere in discussione tutto ma proprio tutto. L'unico paletto che ho messo era quello della scelta di classe. su questo non ho mai avuto dubbi: Io sono comunista e sempre lo sarò.Confortato in questo dallo stesso Lenin che disse:" si può definire comunista chi è per l'abolizione della proprietà privata e per la dittatura del proletariato" (cito a memoria)Rimettendo in discussione tutto quindi ho archiviato la pratica LC definendo LC un imbroglio. Poi sono passato al Bordighismo e successivamente al Trozkysmo e mi sono reso conto di tutti i loro limiti sia come teorie che come politiche e anche queste pratiche sono state archiviate come VARIANTI DI SINISTRA DELL'ANTICOMUNISMO.A questo punto non rimaneva che fare il passo più naturale possibile ma anche il più difficile: Affrontare e criticare di petto e alla fonte lo stalinismo (anche loro sono comunisti). Ho letto qualcosa di Stalin, di Mao ma sopratutto mi sono confrontato con alcuni compagni dei Carc che ho conosciuto a Torino e poi a Milano. ma sopratutto ho letto Giuseppe Maj, fondatore dei Carc stessi e poi del (n)PCI e mi sono trovato proprio su un altro pianeta. Intellettuale fine e profondo la cui cultura non è solo vasta ma impregnata di dialettica e al cui confronto Cervetto era solo un apprendista dislessico. Gli scritti di Maj li ho reperiti sulla rivista Rapporti Sociali. Per farla breve, da qualche mese sono un militante Carc, stalinista e maoista si! ora aspetto i vostri insulti ma anche qualche commento di qualcuno che si è accorto che non si può continuare a ripetere comme pappagalli le stesse cose per anni solo perchè non si ha tempo di verificarle.Se siete comunisti avete il dovere di chiarire e verificare tutte le affermazioni e le tesi che sentite anche quelle giudicano lo stalinismo "semplicemente" una controrivoluzione borghese e tante altre come ad esempio quelle sui crimini dello "Stalinismo" Se non avete tempo di farlo cominciate a chiedere di a me, ok? Saluti comunisti |
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Labriola
Utente iniziale
8 Posts |
Posted - 20/04/2007 : 18:18:30
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salve aidon, ho letto con interesse il tuo messaggio anche se ammetto d'esserne stato in un primo momento veramente sconcertato. Purtroppo o per fortuna anche io ho avuto a che fare con Lotta Comunista all'interno della quale ho militato più di un anno. forse oggi come oggi é più facile rendersi conto di cosa sia Lc, anche perché non più inseriti in un ambito di lotta ideologica dura tra gruppetti e gruppettini. di conseguenza la mia uscita da lotta comunista ( di cui tralascio i motivi per motivi di spazio e anche di voglia, argomento ormai trattato fino alla nausea)evidentemente non é stata così traumatica come la tua.Capisco un totale ripensamento e messa in discussione di quelli che poco tempo prima erano da considerarsi pilastri teorici fondamentali, però da qui a passare allo stalinismo /maoismo (anche per il senso che può avere oggi questa scelta)ce ne passa; ma come dici tu, andiamo per gradi. A guardarsi intorno c'é solo da piangere, ma non per questo si deve sempre e solo pensare d'aggregarsi al meno peggio (anche se io non considero i carc come il meno peggio, anzi il peggio del peggio);naturalmente a questo punto della storia del movimento comunista é d'obbligo una riflessione sulla nostra storia più o meno recente, e anche su una dura critica del'antistalinismo classico. Come anche sostiene rottacomunista, di cui ammetto chiaramente di far parte, é evidente una sconfitta della politica dell'antistalinismo classico ed é necessario un totale ripensamento della sua politica, sia in termini di strategia, sia in termini di tattica. questo prelude, secondo me, anche ad un intenso periodo di riflessioni su tematiche organizzative, che in qualche modo andranno a contrastare in parte la dottrina leninista a proposito. da questo lato non contesto la tua affermazione sulla debolezza ed i limiti dei principali superstiti dell'anticomunismo classico (trotkjismo e bordighismo) che ancor'più oggi si esplicitano nella loro cocciutagine a non voler apprendere le lezioni della storia ( a questo proposito molto interessante il documento di Di Caro presentato tempo fa nella sezione genovese del McPcl)come ben dimostra Ferrando in questo periodo; ciò però, a mio parere non giustifica in alcun modo il sostegno a gruppi maoisto - stalinisti. Quello che, secondo me, dimostra la tua esperienza é che per ripartire davvero, e per poter davvero porre le basi soggettive allo sviluppo di un partito operaio, sviluppo oggettivo e non volontaristico; occorre liberarci dai fantasmi del passato, ed in primo luogo capire cosa é stato lo stalinismo e quindi l'URSS. La difficoltà che l'antistalinismo ha dimostrato nel capire e dare una definizione allo stalinismo é stato fatale per tutte le nuove leve,perché questa dfficoltà teorica si é trasformata fatalmente in una difficoltà politica, ed in una subalternità organizzativa. L'errore più grande é quello di considerare lo stalinismo come comunista, come in fondo tu fai: "anche loro sono comunisti". Il primo passo avanti é capire questo :l'anticomunismo insito nello stalinismo. Qualcosa però in fondo si muove, noi, come rotta comunista, abbiamo iniziato un tentativo di rivisitazione di questo tema, che seppur ancora parziale, ci sta ridando quella chiarezza teorica che, concetti come il "termidoro burocratico", "stato operaio degenerato", "capitalismo di stato", ci avevano negato per mezzo secolo. Capire che lo stalinismo sovietico non é una controrivoluzione borghese, bensì una controrivoluzione asiatista, é fare un progresso teorico assoluto e che permette anche a compagni disillusi dal fallimento e dalla sterilità dell'antistalinismo classico di finire tra le braccia di personaggi che hanno rappresentato il più terribile nemico per la classe operaia e per il movimento comunista. |
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aidon2004
Utente iniziale
4 Posts |
Posted - 30/04/2007 : 14:36:27
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Ciao Labriola, scusa il ritardo con cui rispondo ma avevo perso le speranza di avere delle risposte ma ti rispondo subito.Tu dici:... d'accordo sui limiti dell'antistalinismo classico ma questo non giustifica... e poi...è necessario un ripensamento della sua politica in termini di strategia e tattica...E' necessario rendersi conto che i limiti della strategia e della tattica, se ci sono, non sono dovuti al fatto che basta trovare un'altra strategia o un'altra tattica per risolvere il problema ma questi limiti sono dovuti proprio ai principi base, ai postulati centrali di queste... chiamiamole teorie che converrai si possono ridurre all'affermazione che il Socialismo Sovietico non era tale ma era solo Capitalismo statale oppure che era uno stato operaio degenerato ed infine che lo stalinismo è stata una controrivoluzione borghese.Sono proprio questi i punti da ri-discutere, sei d'accordo? Una cosa su cui cui sono pienamente d'accordo con te è quando dici...: occorre liberarsi dei fantasmi del passato... Questa espressione l'ho usata proprio io in un articolo pubblicato sul Bollettino Internazionalista del Comitato Internaz. di Torino nel 1/2006 in cui ( se vuoi ti mando una copia), ancora a metà del mio percorso di critica dell'antistalinismo, riflettevo sul fatto che molti, troppi sinceri comunisti si guardano ancora in cagnesco per fatti successi 80 anni fa incapaci di guardare più in là e capire che, se vogliamo lavorare a quello che conta e cioè allo sviluppo del partito rivoluzionario della c.o. dobbiamo liberarci dei fantasmi del passato che ancora ci opprimono e ci impediscono di assolvere a questo compito. E questo, nota bene, indipendentemente dal fatto di chi abbia ragione, se gli anti o i pro.Personalmente ritenevo allora che la verità la si sarebbe trovata prima o poi da qualche parte a metà fra le due posizioni.Successivamente, studiando e ricercando, mi sono reso conto che non era così difficile capire le cose. Chiunque ci può arrivare; è necessario però il massimo di onestà intellettuale e la capacità di liberarsi dei pregiudizi e degli schemi mentali, assumendo quindi un atteggiamento non dico scientifico perchè è una parolona grossa ma distaccato.Quindi, come dici tu:... occorre capire cos'è stato lo stalinismo e l'Urss. Giustissimo! Questo è l'atteggiamento giusto però poi mi cadi di nuovo dicendo:...l'errore più grande è considerare lo stalinismo come comunista. Io mi auguro che i tuoi argomenti siano fondati perchè ti chiedero di argomentare questa tua affermazione e anche di quella seguente:... il primo passo avanti è capire l'anticomunismo insito nello stalinismo.Se non è una frase fatta e vuota ti prego di elencarmi i fatti che dimostrerebbero tale tesi. La cosa curiosa è l'espressione " Controrivoluzione Asiatista"!ammetto la mia ignoranza se volessi spiegarmi in poche parole cosa sarebbe te ne sarò grato. Però, per favore, non chiedermi di leggere: " La natura sociale dell'Urss" di A.Bordiga tanto non ci riuscirò mai. Ultima cosa:...personaggi che hanno rappresentato il nemico più terribile della classe operaia e del movimento comunista...Affermazione apodittica che fa il paio con quelle di sopra che però, spero sei d'accordo con me, non basta ripetere all'infinito perchè diventino vere. E vero che oggi una cosa anche se falsa diventa vera se la dice la Tv o se viene ripetuta infinite volte ma questo vale per la grande maggioranza della gente non certo per gente smaliziata come noi che ne ha viste ( e sentite) tante. Per cui di cui ripeto: puoi dimostrare o argomentare le tue tesi o no? Cordiali Saluti |
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Labriola
Utente iniziale
8 Posts |
Posted - 18/05/2007 : 14:54:58
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Ciao aidon, innanzitutto devo scusarmi con te per il mega ritardo con cui ti rispondo, però non ho potuto fare altrimenti.
Punto fermo di entrambi sembra dunque essere la critica dell’antistalinismo classico con le sue categorie di stato operaio degenerato, capitalismo di stato ecc… Benissimo, tali visioni sembrano, e lo sono, non avere una validità sia per come si è sviluppata la situazione in Urss dagli anni ’30 in poi, sia per come è venuto a cadere l’intero blocco nell’89. Tuttavia sostenere con forza ciò, non significa ammettere automaticamente che lo stalinismo, o comunque il sistema sovietico (forse già a partire dagli anni ’20) fosse comunista, socialista, o un qualunque stadio superiore a quello capitalista. Appare poi molto singolare e stupefacente come, l’antistalinismo classico, nella sua lotta con lo stalinismo, con tali teorie appena citate non abbia fatto altro che difendere lo stesso stalinismo attribuendogli una superiorità come forma economica rispetto al capitalismo che non ha mai avuto. In fondo dovreste ringraziarli.
La nostra critica allo stalinismo,invece, è molto più profonda ed antitetica a quella dell’antistalinismo classico, dato che non sosteniamo la visione di un’Urss in una posizione intermedia tra capitalismo e socialismo, bensì dichiariamo con vemenza il carattere addirittura precapitalistico dello stalinismo…addirittura asiatista!!! A spiegare in due parole ciò incontro forti difficoltà, quello che ti posso dire, non ancora in maniera definitiva, dato che il nostro lavoro di studio è all’inizio e non alla fine, che nelle dinamiche di vittoria e di costruzione dello stalinismo e del suo stato si riscontrano forti contiguità (in maniera particolare sulla composizione delle classi che sosterranno tale potere dispotico) con il precedente sistema zarista (che non va ridotto al solito politico),sistema chiaramente riconducibile al dispotismo asiatico. Per farti un’idea sulla categoria dell’asiatismo non ti rimando a Bordiga, bensì a Marx ed alla sua opera “Forme economiche precapialistiche”. Naturalmente sarebbe stupido sostenere che tale ideal tipo formulato da Marx coincidesse perfettamente con la struttura sociale sovietica, tuttavia salterà subito all’occhio il meccanismo fondamentale in base a cui continua a sopravvivere anche in epoca sovietica questa entità statale centrale dispotica, che nella sua composizione di classe, vive attraverso l’esproprio delle campagne. A proposito dell’asiatismo Marx dice (nell’opera sopraccitata): “ […]nella maggioranza delle forme principali asiatiche, l’unità complessiva, che sta al di sopra di tutte queste piccole comunità, appaia come il proprietario supremo, o l’unico proprietario, sicché le comunità effettive appaiono solo come possessori ereditari.”; e ancora: “Pertanto nel dispotismo orientale e nell’assenza di proprietà, che giuridicamente sembra esistere in esso, esiste in realtà come fondamento questa proprietà tribale o comunitaria, prodotta essenzialmente da combinarsi della manifattura e dell’agricoltura all’interno della piccola comunità, che in tal modo diventa assolutamente self – sustaining […] una parte del lavoro eccedente appartiene alla comunità superiore, che alla fine esiste come persona, e questo lavoro eccedente si manifesta sia sottoforma di tributo sia sottoforma di lavori collettivi per esaltare l’unità…” Beh in poche righe Marx da, inconsapevolmente, un affresco incomparabile di quello che sarà lo stato sovietico, ossia quest’unità dispotica che vive sulla campagna e che fa della collettivizzazione suo strumento d’azione. Comunque qui ho solo ricordato in maniera sbrigativa e forse un po’inesatta uno degli aspetti in questione, naturalmente ti invito a leggerti le note redazionali sulla natura sociale dell’Urss presenti nel sito.
E’ poi da questo punto che si può argomentare l’anticomunismo insito nello stalinismo, e non come dici tu ripetendolo come una logora preghiera, bensì interpretandolo come espressione politica e statale di rapporti di produzione chiaramente precapitalistici. Ciò lo si vedrà ancora di più nel reclutamento della famosa burocrazia stalinista e della loro composizione sociale in termine di classe, analogo al processo proprio di Alessandro II affrontato da noi nella nota “Nobilità burocratizzata e burocrazia nobilitata”. Tralascio il tuo tentativo buonista che sa tanto di “volemose bene” in merito a dimenticare i fantasmi del passato, cioè scordamose o’passato….ciò chiaramente deriva da due approcci differenti alla questione; il tuo che vede i rapporti tra stalinisti ed antistalinisti come “divergenze” (grande eufemismo) tra compagni, il mio invece tra comunisti ed anti – comunisti, quindi tra inconciliabili nemici. Mi chiedi poi con grande veemenza d’argomentare l’essenza anti- comunista dello stalinismo, beh credo d’averlo già in parte fatto sostenendo la natura precapitalista dei rapporti da cui esso sorge, e questo, materialisticamente parlando, dovrebbe indurre a riflettere. Se però poi questo non ti dovesse bastare potremmo osservare le forme che tale anti – comunismo (ripeto in qnt precapitalistico) assume nella sfera politica, ideologico – culturale ecc.. Tralascio qui il fatto dello sterminio dell’intero comitato centrale formato dai rivoluzionari bolscevichi della prima ora, dei processi di mosca, del riciclo a sistema dei gulag zaristi, non per poca importanza di questi fatti, che reputo fondamentali per capire la natura della politica stalinista, bensì perché essi sono stranoti a tutti. Mi concentro invece in primo luogo sulla politica del gia Gensek Stalin attuata in epoca ancora non sospetta (si fa per dire) ossia quando Lenin era ancora in vita (carcerato nel letto del suo appartamento dalla vigilanza medica stalinista), a riguardo della questione georgiana… La politica di Stalin nei confronti della Georgia è un primo parossistico esempio di come l’intero apparato burocratico interpretasse la situazione politica di allora. Cosé l’attività frenetica, e spesso dietro le quinte, di Stalin e dei suoi più fidati agenti in loco Dzerzinskij e Ordzonikidze in merito alle richieste autonomiste georgiane se non un rifiorire dello sciovinismo grande russo nei confronti di uno stato storicamente servo della grande russia zarista? Il principio d’autodeterminazione dei popoli gettato alle ortiche per ribadire l’indirizzo non imperialista bensì imperiale della cricca stalinista, in questo caso nei confronti dei compagni georgiani, che non si vedranno solo invadere il proprio territorio bensì anche sterminare quasi tutto il proprio comitato centrale negli anni ( sorvolo sul già precoce abbandono del credo internazionalista, e qui non si ci può più nascondere dietro necessità di difesa ecc….). Questa io la intepreto come chiara espressione a livello politico di rapporti di produzione asiatici, dall’impero zarista a quello stalinista…il passo è breve. Gia Lewin nel suo libro osserva e annota con grande precisione tutti questi aspetti, che senza volerlo denotano un parallelo di questo tipo (purtroppo non riesco più a trovare questo libro, che ti consiglio di rileggere in quest’ottica, e così non ho potuto citarti alcune parti su quest’argomento).
Altro fenomeno interessante a sostegno di tale teoria saranno le collettivizzazioni forzate degli anni ’30, i così detti Kolkoz (purtroppo e non so come si scrive).Essi cosa rappresentano se non l’imposizione della comunità superore sulle comunità self – sustaining attraverso, come dice Marx, tributi e lavori collettivi?
La guerra civile spagnola, poi, è stato forse il più grande esempio della politica comunista internazionale (quella si!!!) dello stalinismo; grande lezione di come non far dilagare la rivoluzione ma soprattutto di come reprimerla. Grande il contributo a proposito delle brigate internazionali con in prima linea l’emissario del governo sovietico, un certo Palmiro Togliatti.
Alleanza diplomatica con il nazionalsocialismo tedesco; anche qui sempre per difendere la patria socialista, vero? ( patria, tra l’altro, in cui esistevano 5 milioni di lavoratori – schiavi sparsi per tutto il territorio utilizzate nelle grandi opere staliniane, con lo zarismo opere d’irrigazioni, con lo stalinismo fabbriche ed infrastrutture).
L’elenco potrebbe andare facilmente avanti….
In verità quello che mi ha messo in difficoltà non è il fatto d’argomentare le proprie tesi, cosa che dovrebbe risultare ovvia neanche a qualsiasi marxista, bensì a qualsiasi persona pensante; piuttosto nel dovere osservare che il dibattito teorico non è ancora riuscito a superar questo scoglio dell’anticomunismo stalinista, cosa che pensavo invece appurata da tempo. Purtroppo mi sbagliavo, tuttavia il lavoro che stiamo sviluppando come rotta comunista va anche in questa direzione, riducendo questo ritardo teorico che l’intero movimento ha accusato. Naturalmente aspetto ansioso una tua risposta..soprattutto in proposito dell’asiatismo…saluti comunisti
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Labriola
Utente iniziale
8 Posts |
Posted - 21/05/2007 : 17:16:53
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Naturalmente quando parlo della guerra civile spagnola voglio dire la politica anti - comunista internazionale (quella sì!!) dello stalinismo, e non, come erroneamente digitato, "politica comunista"...pardon per l'errore...saluti comunisti |
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aidon2004
Utente iniziale
4 Posts |
Posted - 13/06/2007 : 10:23:14
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LA VERITA’ SUI CRIMINI DI STALIN
Ciao Labriola ti chiedo scusa per il ritardo ma, come tu capirai, le questioni affrontate richiedevano una risposta seria ed argomentata. E’ stata una faticaccia lo riconosco ma ha permesso anche a me di approfondire molte cose di cui avevo solo una vaga idea per cui ritengo che ne è valsa la pena. Devo dire che sono un po’ deluso ; mi aspettavo qualcosa del genere ma non queste che sono le cose trite e ritrite che la borghesia democratica oltre a quella fascista e nazista ripetono da 70 anni. Sono le stesse cose che Robert Conquest ( famoso e viscerale anticomunista) scrive nel suo libro nero sul comunismo edito da Berlusconi ma pazienza. Innanzitutto pretendi di argomentare l’essenza anticomunista dello stalinismo sostenendo la natura precapitalistica dei rapporti da cui esso sorge. ( devo ammettere che come idea è interessante e merita un approfondimento). A parte il fatto che logica vuole che se il Bordighismo e il Trotzkismo hanno fallito nel loro tentativo di dimostrare che in Urss non c’era il socialismo questo compito rimane non assolto e tocca magari a voi o a chiunque ne abbia la voglia e gli strumenti risolvere il quesito. E’ sbagliato fare passi in avanti (a) per cercare di spiegare che cos’era se non era socialismo perché non avete ancora dimostrato che non era tale. Poi se, da quello che tu stesso dici, non avete le idee chiare perché siete all’inizio, bene! Buon lavoro. Vedremo cosa viene fuori. Per adesso rimane una cosa buttata lì senza significato teorico giusto? Quindi non mi può bastare. E passiamo agli altri argomenti.
Andrò in ordine cronologico per cui vediamo il primo:
1)… La politica di Stalin nei confronti della Georgia…(omissis)…i compagni georgiani,che non si vedranno solo invadere il proprio territorio bensì anche sterminare quasi tutto il proprio C.C….
Per quanto riguarda l’invasione del territorio Georgiano se ti riferisci al febbraio del ’21 quando, Lenin era ancora saldamente al suo posto di comando e in piena guerra civile, dopo aver ottenuto l’indipendenza il governo Georgiano ( menscevico, nazionalista e anticomunista) aveva attaccato l’ Armenia, proceduto alla pulizia etnica degli osseti e bruciato villaggi abkhazi e quindi aveva messo fuorilegge ed incarcerato tutti i comunisti della repubblica, dopo che il paese minacciava di diventare una base per l’intervento straniero contro il paese dei Soviet ebbene sì; truppe russe insieme a forze georgiane sono effettivamente entrate nel paese. E’ vero che Lenin si disse molto dispiaciuto ma ,si sa, lui era un buono. Ma cosa centra Stalin? Sullo sterminio del C.C. Georgiano ( se è vero che è stato sterminato) penso che ti riferisci alle purghe del ’38 ma di questo ne parlo più avanti.
2)……Lenin….carcerato nel letto del suo appartamento dalla vigilanza medica stalinista…
Semplicemente Lenin era stato colpito da un attacco nel maggio del ’22. A dicembre dello stesso anno ha un nuovo grave attacco peggiora il suo stato. Il 24 /12 i medici dissero a Stalin, Kamenev e Bucharin che qualsiasi controversia politica in cui L. fosse stato coinvolto avrebbe potuto essere fatale. Essi stabilirono che:” ha facoltà di dettare ogni giorno per un tempo da 5 a 10 minuti. Non può ricevere visitatori politici. I suoi amici e coloro che lo circondano non possono informarlo delle questioni politiche”. Inoltre l’Ufficio Politico del partito aveva incaricato Stalin di tenere i rapporti con L. ed i medici (allora Stalin non aveva ancora la preminenza che ebbe più avanti). Ovviamente L. cercava in ogni modo di aggirare il divieto aiutato in questo dalla moglie. Da questo nascevano frizioni e tensioni comprensibilissime che attestano comunque oltre al desiderio di Stalin di non affrettare la fine di L. anche la fedeltà al compito assegnatogli dall’ufficio politico .
3) …collettivizzazioni forzate degli anni 30…
Quello della collettivizzazione dell’agricoltura in Urss è un eccellente esempio (un modello direi) di come si trasforma in senso socialista un economia difficile da trattare come quella agricola. Contrariamente a quello che ti prefiggi è un argomento forte a favore di chi, come noi, sostiene che il socialismo stava facendo dei passi giganteschi in Urss. Sintetizzando molto: L’agricoltura in Russia era da sempre il settore più arretrato non solo nei confronti di altri settori dell’economia Russa ma anche nel confronto internazionale. Famosa era la miseria e l’ignoranza del contadino russo il quale andava a dormire alle 5 del pomeriggio perché non aveva nemmeno l’olio per la lampada. La rivoluzione socialista aveva portato molti vantaggi al contadino russo; I contadini senza terra avevano ricevuto tutti un appezzamento, le imposte dirette e gli affitti erano nettamente inferiori al vecchio regime e finalmente dopo secoli i contadini riuscivano a conservare e consumare una parte molto più grande dei loro raccolti. Nel 1927 però c’era ancora molto poco di socialismo nelle campagne dove la maggioranza di produttori erano individuali. Infatti nel ’27 in seguito allo sviluppo spontaneo delle leggi di mercato il 7% dei contadini si trovarono di nuovo senza terra. Ogni anno 250.000 contadini poveri perdevano il loro terreno. In sostanza aumentava la differenziazione sociale. La grande maggioranza era costituita da contadini medi ma si rafforzava la fascia di quelli cosiddetti ricchi che costituiva tra il 5 e il 7% del totale. Il problema era anche il controllo del mercato del grano che era importante per lo sviluppo dell’industrializzazione e per il rifornimento delle città. Questo rifornimento diminuiva. E perché diminuiva? Per 2 fenomeni: 1) aumentando il benessere dei contadini questi consumavano di più del passato e quindi ce n’era meno per il mercato e 2) i contadini ricchi lo conservavano per speculare sul rialzo dei prezzi. Questo fatto non poteva durare e portava allo scontro con i contadini ricchi, i famosi kulaki. Il PC(b) ( Il partito quindi non Stalin; e smettiamola di personalizzare le lotte politiche! ) si rende conto che questo è una minaccia per il socialismo e punta quindi sulle fattorie collettive: i Kolkhozy. Il partito si impegnava a far sì che le piccole, isolate e poco produttive fattorie singole si unissero volontariamente in cooperativa, non con il metodo delle pressioni ma con l’esempio e la convinzione, in unità più grandi ed estese. Il movimento per la collettivizzazione si estese impetuoso in ogni angolo del paese e portò ad ottimi risultati e , come sempre succede nella vita reale, ci furono degli errori e delle esagerazioni. Ci furono burocrati ed attivisti troppo zelanti che per incomprensione o per troppo entusiasmo arrivarono anche a fare pressione ma questo non cambia il segno generale di tutta l’operazione. I Kulaki invece vennero espropriati e, a volte esiliati, ma a farlo non fu l’apparato del partito o dello stato ma gli stessi contadini poveri! E sapete perché ? perché nelle campagne il partito era molto debole. Basti pensare che il 1 Ottobre 1928 su 1.360.000 membri e candidati del partito solo 198.000 erano contadini e lavoratori agricoli cioè il 14,5 % del totale. Al 1 Gennaio del 1930 si contavano 339.000 comunisti su una popolazione rurale di 120 milioni di persone. Quindi la parola d’ordine era Dekulakizzazione. Il 5 Gennaio 1930 una risoluzione del comitato centrale affermò: “ bisogna passare da una politica di limitazione delle tendenze sfruttatrici dei kulaki ad una politica di liquidazione dei Kulaki in quanto classe”. Dopo questa risoluzione i Kulaki si lanciarono in una lotta a morte: incendiavano raccolti, appiccavano il fuoco ai fienili, alle case e ai fabbricati; uccidevano militanti bolscevichi. Per non dover cedere il loro bestiame alla collettività l’abbattevano e incitavano i contadini medi a fare altrettanto con il risultato che nel ’32, dei 34 milioni di cavalli esistenti nel paese nel 1928, solo 15 milioni erano quelli rimasti. Del danno provocato all’agricoltura è sufficiente pensare che il cavallo allora era ancora lo strumento principale di lavoro. La resistenza dei Kulaki continuò ma alla fine la maggior parte di loro erano stati espropriati. E che fine fecero? La maggior parte furono inserite nei Kolkhozy e un piccola parte fu esiliata. Questa è la verità sulla collettivizzazione forzata che, sottolineo, fu forzata solo nei confronti dei contadini ricchi ( d’altronde se una collettivizzazione non è forzata che collettivizzazione è? e se questo non è socialismo che avanza verso il comunismo che cos’è?) (b)
Per quanto riguarda il genocidio legato alla collettivizzazione bisogna dire che l’espressione: “liquidare i Kulaki in quanto classe” fu subito sottolineata da uomini senza scrupoli come Ernest Nolte e Conquest per parlare di sterminio degli stessi tacendo il fatto che con quell’espressione si indicava solamente la necessità di liquidare socialmente i Kulaki e cioè come classe e non fisicamente come individui. Robert Conquest parla di 6.500.000 vittime ma nel 1990 Zemskov e Dugin, due storici russi pubblicarono le statistiche dettagliate dei Gulag da cui risulta che nel periodo più violento della collettivizzazione , negli anni ’30 e ’31, i contadini espropriarono 381.026 Kulaki con le loro famiglie e li costrinsero all’esilio nelle terre vergini dell’Est della Russia; si trattava di 1.803.392 persone. Al 1 gennaio 1932 un censimento ne contò 1.317.022. La differenza era di 486.000; una parte di questi fuggirono durante il viaggio, un’altra parte tornò nel luogo di residenza. La stima di 100.000 persone decedute è ritenuta molto vicina alla realtà e la causa della loro morte è per la maggior parte dovuta ad epidemie dovute alle precarie condizioni igieniche dell’epoca in particolare all’assenza di acqua bollita. Dal 1932 al 1940 si può stimare che 200.000 kulaki siano morti nelle colonie per cause naturali. Di tutte queste morti la colpa viene attribuita a Stalin. D’altronde, visto il deficit di forza-lavoro che c’era in Siberia e Kazhakastan non si capisce perché il regime dovesse eliminare tutta questa forza lavoro. Per odio al socialismo alcuni intellettuali occidentali hanno diffuso le calunnie di Conquest sui Kulaki sterminati ma quanti sanno che in Mozambico, la Renamo, organizzata dalla CIA e dai Servizi Segreti del regime razzista del Sudafrica hanno massacrato ed affamato, dal 1980, 900.000 abitanti dei villaggi con lo scopo di impedire che il Mozambico emergesse come paese indipendente a orientamento socialista. L’Unita, anch’essa sostenuta da CIA e Sudafrica, ha ucciso più di un milione di angolani durante la guerra civile contro il MPLA. In Mozambico e in Angola non occorreva inventarsi dei cadaveri bisognava solo contarli ma, come dice Mao, ci sono morti che pesano come piombo e morti che pesano come piume.
4) … dei processi di Mosca, ….il fatto dello sterminio dell’intero Comitato Centrale formato dai rivoluzionari bolscevichi della prima ora……, del riciclo a sistema dei Gulag zaristi…,
Qui è necessario fare una premessa che cercherò di sintetizzare molto. La società socialista, come tutti i comunisti sanno, è una fase di transizione tra il Capitalismo e il Comunismo quindi tende verso quest’ultimo ma porta ancora i segni della vecchia società sotto ogni aspetto: economico, morale ed intellettuale. Nella società socialista continuano a sussistere le differenze tra operai e contadini, tra città e campagna, tra lavoro manuale ed intellettuale, tra dirigenti e diretti e infine la distribuzione del prodotto sociale viene fatta in base alla quantità del lavoro svolto e non in base ai bisogni, come sarà nella società comunista. Di conseguenza continuano ad esistere differenze in fatto di ricchezza e queste differenze possono scomparire solo lentamente, il che comporta necessariamente la possibilità di un lungo periodo prima che la transizione si compia. Già dopo la rivoluzione d’ottobre Lenin aveva osservato che: 1) gli sfruttatori spodestati cercano sempre ed in tutti i modi di riconquistare il loro paradiso perduto. 2) l’ambiente piccolo borghese genera ogni giorno, ogni ora, nuovi elementi borghesi. 3) Nei ranghi della classe operaia e tra i funzionari statali possono spuntare degli elementi degeneri e dei nuovi elementi borghesi a causa dell’influenza borghese, dell’ambiente piccolo borghese e dalla corruzione che esso esercita. 4) le condizioni esterne che determinano la continuazione della lotta di classe nei paesi socialisti sono: l’accerchiamento da parte del capitalismo internazionale, la minaccia dell’intervento armato e le manovre di disgregazione pacifica cui fanno ricorso gli imperialisti. Cito solo: “ Il passaggio dal capitalismo al comunismo copre tutta un epoca storica. Finchè essa non è conclusa, gli sfruttatori conservano inevitabilmente la speranza di una restaurazione, speranza che si traduce in tentativi di restaurazione” (c) e poi: “L’abolizione delle classi è il risultato di una lotta di classe lunga, difficile, ostinata, che, dopo l’abbattimento del potere del capitale, dopo la distruzione dello stato borghese, dopo l’instaurazione della dittatura del proletariato, non cessa… (omissis)… ma non fa che cambiare di forma per divenire sotto molti aspetti persino più accanita (d).La storia dell’Urss conferma questa tesi di Lenin. La borghesia e le altre classi reazionarie conservano per un certo periodo la loro forza e mille legami la collegano alla borghesia internazionale. Non rassegnate alla sconfitta esse scatenano in tutti i campi lotte dissimulate o aperte col proletariato. Atteggiandosi ovviamente a fautori del socialismo, dei soviet e del partito comunista ( loro sono i veri comunisti dicono) sabotano il socialismo e preparano la restaurazione del capitalismo. Esse cercano di insinuarsi negli organismi dello stato, nelle organizzazioni di massa, nelle istituzioni economiche e, sul piano economico, sabotano in tutti i modi l’apparato produttivo. In una situazione del genere sono particolarmente nocivi gli elementi degeneri che si insediano negli organi dirigenti perché sostengono e proteggono gli elementi borghesi presenti negli organi inferiori. Se si considera che le forze di cui sopra trovavano un terreno favorevole proprio tra i piccoli produttori privati dell’agricoltura , che questi ultimi hanno potuto esistere liberamente per molti anni e che questo settore è stato per lungo tempo il settore predominante dell’economia si capisce bene che la lotta di classe in Urss non era affatto terminata. Ma, in generale, la lotta tra il Marxismo-Leninismo e l’opportunismo di ogni genere e quindi anche il revisionismo è qualcosa di inevitabile all’interno dei partiti comunisti dei paesi socialisti e durante il periodo socialista. Mao tse Tung, che ha approfondito in modo particolare la dialettica delle contraddizioni ha sottolineato che la legge universale della natura e della società umana, che è l’unità e la lotta dei contrari, si applica anche alla società socialista. Lungo tutta la fase socialista c’è sempre lotta tra le due vie: il socialismo ed il capitalismo. (e) Non solo, Mao ha messo in luce che le contraddizioni sociali resteranno la forza motrice della trasformazione e della vita sociale non solo nel socialismo ma anche nel comunismo ( ovviamente ad un livello superiore).
Infatti Lenin e i Bolscevichi si sono sempre battuti contro questo pericolo e in particolare contro le deviazioni burocratiche dell’apparato statale e soprattutto degli organi dirigenti. Subito dopo la rivoluzione, i bolscevichi furono costretti a recuperare una parte del vecchio apparato statale Zarista. Da una parte i Kulaki, i vecchi ufficiali zaristi e tutti i reazionari riuscivano facilmente ad infiltrarsi nel partito, poiché tutti coloro che avevano una certa capacità organizzativa, venivano ammessi d’ufficio nelle sue file, talmente grande era la sua mancanza di quadri. Dall’altra parte, la prima generazione rivoluzionaria di contadini si era formata nell’esperienza della guerra civile ed aveva assimilato la mentalità del comunismo di guerra e cioè comandare e dare ordini di tipo militare. In generale poi, in regime di partito unico, per gli opportunisti, i profittatori e i carrieristi quale posto migliore per trovarsi un posticino adeguato che il partito stesso? Questa gente poi riusciva facilmente ad inserirsi soprattutto nei quadri intermedi e negli apparati delle repubbliche. Uno dei metodi più collaudati per la lotta contro la degenerazione burocratica era la verifica-epurazione necessaria anche perché gli iscritti al partito, dopo la rivoluzione, crebbero esponenzialmente. Se nel ’17 gli iscritti al partito erano 30.000, nel ’21 600.000 , nel ’29 1.500.000 nel ’32 erano diventati 2.500.000. La prima campagna di verifica fu fatta nel ’21 quando il 25% dei militanti furono espulsi, nel ’29 fu espulso l’11% e nel ’33 il 18%. Gli espulsi erano quelli che un tempo erano stati kulaki, ufficiali bianchi e controrivoluzionari e poi anche corrotti, arrivisti e burocrati incorreggibili. Era un lavoro difficile e faticoso perché, come abbiamo visto sopra, questi elementi si riproducevano in continuazione. Arch Getty nel suo studio: “Origins of the Great Purges” dimostra che negli anni ’30, a livello regionale, che era il livello principale di decisione sul terreno, erano cambiate poche cose. Ai livelli regionali, si erano formati clan e gruppi di potere che era stato difficile sloggiare ma, alla fine, saranno distrutti durante la grande purga del 37-38. L’assassinio di Kirov nel ’34 a Leningrado, il nr.2 del partito, fu un campanello d’allarme per la dirigenza bolscevica. Il processo al blocco Zinovievista-Trotzkista del ’36 fu la conferma che l’opposizione Trotzkista stava diventando il coagulo di tutte le forze ostili al socialismo nonché V colonna potenziale per minacce esterne e agenzia al servizio di servizi segreti stranieri. Il 23 settembre del ’36 una serie di esplosioni in miniere siberiane causarono 12 morti e comunque,a parte gli attentati, continuavano i sabotaggi in tutto il paese. Nel ’36 fu arrestato Bucharin perché complottava per organizzare un colpo di stato il quale confessò. Per chi avesse dubbi sulla sincerità delle confessioni sentite un po’ cosa scrisse in un messaggio confidenziale al Segretario di Stato a Washington, nientepopodimeno che l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Urss Joseph Davies, presente ai processi un quanto questi erano pubblici:” Sebbene io nutra un pregiudizio nei confronti dell’acquisizione di prove attraverso la confessione e nei confronti di un sistema giudiziario che non accorda , per così dire, nessuna tutela all’accusato, dopo aver ben osservato ogni giorno i testimoni e il loro modo di testimoniare, dopo aver notato le conferme inconsapevoli che si sono evidenziate e altri fatti che hanno contrassegnato il processo, io penso, d’accordo in questo con altri il cui giudizio può essere accettato che, per ciò che riguarda gli accusati, essi abbiano commesso abbastanza crimini secondo la legge sovietica, crimini stabiliti dalle prove e senza che siano possibili ragionevoli dubbi sul verdetto che li dichiara colpevoli di tradimento e sulla sentenza che li condanna alla pena prevista. E’ sensazione generale dei diplomatici che hanno assistito al processo che l’accusa abbia provato l’esistenza di un complotto estremamente grave”. Ma la cosa che impressionò di più e rese urgente la necessità di una pulizia radicale fu la cospirazione anticomunista nell’esercito che collegata all’opposizione opportunista all’interno del partito provocò il panico e diede il via alla grande purga. L’esercito era l’ambiente in cui l’opposizione di “sinistra” era quasi totalmente assente ciononostante fu lì che si abbatté in percentuale il maggior numero di epurati. C’e chi ha definito isterico e paranoico il modo in cui sono stati colpiti i militari proprio nel momento in cui ci si aspettava un attacco da parte della Germania nazista ma è proprio questo che dimostra il sangue freddo e il coraggio di chi ha deciso questo: Il partito non poteva permettersi degli elementi infidi nel corpo dell’esercito, ne andava dell’esistenza stessa dello stato sovietico. Il fatto poi che il partito colpisse soprattutto le forze armate che erano indispensabili ai fini della difesa esterna non può essere spiegato che dalla fondatezza delle accuse di complotto. L’altro modo per spiegarlo è che tutti i dirigenti sovietici fossero dei pazzi. Infatti il trotzkista Isaac Deutscher che non perdeva mai occasione per denigrare Stalin scrive:” tutte le versioni non staliniane concordano su un punto: alcuni generali progettarono veramente un colpo di stato. Lo fecero per ragioni personali e su loro propria iniziativa…”(f) Il capofila del complotto era il Maresciallo Tuchacevskij che fu giustiziato il 12 Luglio 1937 insieme ad alti ufficiali.
La Grande Purga cominciò con un decreto legge firmato da Stalin e Molotov e andò avanti per 2 anni. Ci sono state sempre molte polemiche sulla quantità di persone colpite dalla grande purga e questo è stato uno dei soggetti preferiti per l’intossicazione della propaganda anticomunista ( e Trotzkista) la quale confonde spesso gli epurati con i giustiziati. Mentre i giustiziati sono stati 75.950, gli espulsi dal partito nel biennio furono secondo Rittersporn, 278.818 persone che è un numero inferiore alle espulsioni degli anni precedenti. Niente di simile a quanto “stimato” da Robert Conquest che parla di 7-9 milioni di arresti fra il ’37 e il ’38.
Una delle calunnie più ricorrenti afferma che l’epurazione mirava ad eliminare la vecchia guardia bolscevica. Bisogna solo intendersi su cosa si intende per vecchia guardia. Se consideriamo i 30.000 militanti del ’17, l’aumento esponenziale degli iscritti al partito dopo la rivoluzione e le perdite subite da quel primo nucleo durante la guerra civile ridimensionò notevolmente il loro peso percentuale nel partito. Se invece prendiamo gli iscritti del 1920 che erano 182.600 risulta che nel ’39 ( cioè vent’anni dopo !) se ne contavano 125.000. Mancavano all’appello 57.000 persone cioè il 31%. Considerato che alcuni erano morti per cause naturali, altri erano stati espulsi, alcuni reclusi,altri ancora giustiziati non si può sostenere che sia stata colpita la vecchia guardia in quanto tale. Sempre il Professor J. Arch Getty nell’opera citata sopra scrive: “ I dati concreti indicano che la Ezovscina ( La grande Purga) deve essere ridefinita. Non era stata il prodotto di una burocrazia fossilizzata che eliminava dei dissidenti e distruggeva dei vecchi rivoluzionari radicali. In realtà, è possibile che le purghe fossero proprio il contrario. Non è incompatibile con i dati disponibili argomentare che le Purghe fossero una reazione radicale, anche isterica, contro la burocrazia. I funzionari ben sistemati erano eliminati dal basso e dall’alto in un ondata caotica di volontarismo e puritanesimo rivoluzionario”. Rilevo solo che i dati che fornisco io sono più completi di quelli che fanno riferimento solo ai Comitati Centrali e Regionali dove, ovviamente, essendo un epurazione contro gli alti burocrati , questi si annidavano nelle alte sfere. (g)
Per quanto detto sopra è chiaro che c’erano le carceri e i campi di lavoro come del resto ce ne sono in tutti i paesi “democratici” del mondo ( perché tu dove li metteresti i controrivoluzionari, i sabotatori e i membri resistenti delle vecchie classi dominanti? ). La differenza però la fanno le cifre. Secondo Conquest c’erano 5 milioni di internati nel ’34 più 7 milioni durante la grande purga e fanno 12. E su questi livelli si mantengono più o meno tutti, trotzkisti compresi. Poi l’URSS crollò e gli storici veri hanno avuto modo di controllare le vere cifre degli internati. Nel 1990 sempre Zemskov e Dugin pubblicarono le statistiche inedite tratte dai registri degli arrivi e delle partenze dai campi. Nel 1934 il numero esatto di tutti i detenuti era di 510.307 di cui tra 127.000 e 170.000 politici. Il numero di detenuti politici oscillò tra un minimo di 127.000 nel ’34 e un massimo di 500.000 durante gli anni di guerra, nel ’41 e ’42. Conquest e gli altri anticomunisti avevano moltiplicato le cifre reali da 16 a 26 volte. Considerato che la popolazione dell’URSS era nel 1939 di 170 milioni di abitanti si vede come il tasso di popolazione carceraria ( 0,3%) era molto più bassa che nel paese più democratico del mondo, gli USA, dove attualmente il tasso di carcerazione è del 0,75 % mentre in Italia è del 0,1 %.
5) la guerra civile spagnola è stato forse il più grande esempio della politica internazionale dello stalinismo; grande lezione di come non far dilagare la rivoluzione ma soprattutto come reprimerla.
Lo studio delle vicende della guerra di Spagna è stata una cosa molto interessante ed istruttiva che mi ha confermato la unilateralità e superficialità delle interpretazioni (malevoli) degli anticomunisti e dei loro galoppini, i trotzkisti e gli anarchici. Essendo quell’episodio un concentrato di esperienze da cui trarre insegnamenti utili ancora oggi, non me la sento ( ed è anche difficile) di concentrare in poche righe una sintesi. Ti basti sapere che il PCE, lungi dall’affossare la rivoluzione fu quello che diede il maggior contributo, insieme all’URSS, alla difesa della Repubblica Spagnola e che la sua sconfitta fu dovuta ( in ordine di importanza) : 1) ai rapporti di forza sfavorevoli sul terreno internazionale 2) allo squilibrio nel rapporto di forze militari 3) alle divisioni nel campo repubblicano e 4) agli errori e limiti del PCE. Va detto che, nonostante questi limiti, il PCE fu quello che meglio interpretò i bisogni e le esigenze delle masse al punto che partito come forza minoritaria rispetto ai socialdemocratici ed anarcosindacalisti, divenne poco a poco ma irresistibilmente la forza principale della rivoluzione spagnola. Ho letto poi su siti trotzko-bordighisti che gli “stalinisti” avrebbero ammazzato degli anarchici e/o dei trotzkisti. Io non so se è vero o no e non mi interessa neanche. Devo dirti sinceramente che trovo ridicoli questi atteggiamenti piagnoni e candidi, da anime belle. Voi, e quelli come voi, accusate gli “ stalinisti “ di ogni nefandezza ma quello che è più grave ancora, nei momenti cruciali della storia dimostrate quello che siete passando armi e bagagli dalla parte del nemico e poi quando giustamente loro fanno i conti con voi gridate allo scandalo. Vi lamentate che le prendete sempre ma vi siete mai chiesti perché? Perché siete degli “intellettuali” ( si fa per dire) slegati dalle masse, disorganizzati ed incapaci di combinare alcunché. (h) Per approfondire seriamente la questione ti invito perciò a leggere il libro: LA GUERRA DI SPAGNA, IL PCE E L’INTERNAZIONALE COMUNISTA, libro scritto dai compagni del PCE(r) dove (r) sta per ricostituito. Il libro è stato pubblicato in Italia dalla nostra casa editrice, le Edizioni Rapporti Sociali che si può avere richiedendolo direttamente a noi.
6) Alleanza diplomatica con il nazionalsocialismo tedesco… Quando Hitler andò al potere nel gennaio ’33 solo l’Unione Sovietica comprese tutti i pericoli che tutto ciò comportava. Nel 1931 il Giappone invase la Cina del nord e le sue truppe arrivarono fino alle frontiere sovietiche. Nel 1935 l’Italia fascista occupò l’Etiopia. Il governo sovietico propone quindi un sistema di sicurezza collettivo in Europa , in questa prospettiva firmò dei trattati di mutua assistenza con Francia e Cecoslovacchia. Nel 1936 L’Italia e la Germania inviano truppe in Spagna a sostegno del golpe di Franco mentre solo i sovietici aiutano la repubblica. Francia ed Inghilterra dichiarano la loro neutralità mostrando qui e anche dopo quello che è il loro vero obiettivo: spingere la Germania nazista ad attaccare ad Est. Sempre nello stesso anno Germania e Giappone firmano il Patto AntiKomintern al quale si aggiunse più tardi anche l’Italia. L’URSS si trovò circondata. Nel 1938 la Germania si annette l’Austria e minaccia la Cecoslovacchia ma a Monaco le grandi “democrazie” le danno via libera. Il vero obiettivo di Francia ed Inghilterra è sempre più chiaro. Solo l’Unione Sovietica propose il suo aiuto alla Cecoslovacchia ma questo venne rifiutato. Nel marzo 1939 la Wehrmacht si impadronì di Praga Nuovamente Mosca propose un alleanza antifascista ma i destinatari delle proposte , Francia ed Inghilterra trascinarono le trattative per le lunghe mostrando ad Hitler, con questo atteggiamento, che aveva le mani libere ad oriente e non doveva preoccuparsi ad Ovest. Neanche 2 mesi dopo il Giappone attacca la Mongolia, legata ad un trattato di assistenza militare con l’URSS la quale interviene e costringe i giapponesi a ritirarsi. Dal giugno all’agosto ’39 si tennero trattative segrete nel corso delle quali gli Inglesi, in cambio del rispetto dell’integrità dell’Impero britannico, lasciavano ai tedeschi libertà d’azione contro l’URSS. Intanto le trattative Anglo-Franco-Sovietiche erano ferme a causa della manifesta volontà degli occidentali di non concluderle. Mosca propose allora un accordo di mutua difesa alla Polonia la quale rifiutò. La minaccia di un attacco tedesco all’ Unione Sovietica era sempre più incombente quando successe una cosa imprevista: l’arrendevolezza Inglese e Francese alle aggressioni tedesche e,al contrario, la decisione sovietica di opporvisi avevano convinto Hitler che le democrazie occidentali avessero minori capacità e volontà di resistenza e decise quindi di attaccare loro invece che i russi e quindi il 20 agosto propose un patto di non aggressione ( non un’alleanza ma un patto circoscritto e temporaneo) in cui in sostanza chiedeva ai Russi di lasciarlo tranquillo mentre lui attaccava ad Ovest. Stalin coglie la palla al balzo e firma il patto. Gli occidentali erano caduti nella loro stessa trappola; ora erano obbligati a dichiarare guerra alla Germania senza che ne avessero la minima intenzione, cosa che fecero quando la Polonia fu invasa dai tedeschi. Successivamente fu riconosciuto che il patto tedesco-sovietico fu la chiave della vittoria della guerra antifascista.
L’altra calunnia collegata a questa e cioè che Hitler e Stalin si fossero spartiti la Polonia non regge semplicemente guardando una cartina. Se tu guardi i confini della Polonia agli inizi della 1° Guerra Mondiale,quando era ancora una provincia dell’Impero Russo, e nel 1921 quando era ormai indipendente noterai che è tutta spostata a destra. Cosa vuol dire? Semplice: nel 1920 il maresciallo Pilsudski, uomo forte della Polonia e rappresentante dei grandi proprietari fondiari decide di approfittare della situazione difficile in Russia ( c’era ancora la guerra civile) e decide di attaccare ed invadere l’Ucraina. L’Armata rossa reagisce , contrattacca ed arriva fino a Varsavia. I polacchi reagiscono e contrattaccano a loro volta. Alla fine si arriva ad un compromesso e la nuova Polonia ingloberà territori russi, abitati cioè da popolazioni Bielorusse ed Ucraine. Quando Hitler invade la Polonia nel ’39 i Russi non faranno che ritornare sui loro territori ed infatti saranno accolti festosamente dai loro connazionali. I confini giusti cioè quelli etnici sono più o meno quelli di adesso e che erano anche quelli dove arrivarono le truppe russe nel 1939.
Conclusioni
Come vedi caro Labriola la realtà è un po’ più complessa di quanto si immaginano gli anticomunisti e i loro delfini, gli antistalinisti. Quello che io trovo straordinario è la capacità della borghesia di riconoscere i suoi nemici, a differenza di tanti intellettuali di sinistra. Basti pensare all’odio feroce che essa (la borghesia) riversa su Stalin e, viceversa, di come Trotzki venga tenuto su un palmo di mano. (i) Penso anche a Gramsci che è morto in carcere mentre Bordiga si dedicava tranquillamente alla sua professione. Ciononostante io penso sinceramente che anche tra i gruppi trotzkisti o bordighisti o, semplicemente, tra gli antistalinisti, vi siano sinceri comunisti che, come me, hanno creduto in buona fede alle favole che gli raccontavano. Non è buonismo nel senso che debba farmi perdonare qualcosa anche perché caro Labriola tu non sei una vittima dello stalinismo come io non sono responsabile di quelli che secondo te sono stati i suoi crimini. Queste sono polemiche tutte libresche, da intellettuali e la classe operaia disprezza giustamente i “ comunisti “ capaci solo di litigare ma incapaci di costruire qualcosa di concreto.
NOTE
Note: (a ) Che poi non sono nemmeno passi avanti ma indietro ! Che senso ha tornare a Marx se non avete capito cosa è successo dopo la sua morte? Forse che Marx era un dio che vi può spiegare cos’è stato lo stalinismo? Questo si chiama dogmatismo. Il modo migliore di applicare Marx è, sulla base della concezione materialistica della storia, fare l’analisi concreta della situazione concreta e non cercare di fare rientrare una realtà in uno schema preconfezionato. (b) quello che non capisco caro Labriola è quel meccanismo mentale per cui si nega il carattere socialista di un programma di transizione e poi ci si scandalizza per le vittime che questo processo inevitabilmente porta con sé. Oppure: si accettano le vittime di una rivoluzione e di una guerra civile perché è comprensibile ma non quelle successive alla stabilizzazione del potere rivoluzionario. E perché mai? Non sai che la lotta di classe nel socialismo prosegue? Non solo, diventa anche più acuta. ( vedi punto 4) ( c ) vedi: La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky (Lenin) ( d ) vedi: saluto agli operai ungheresi (Lenin) ( e ) la lotta tra le due vie nei partiti si manifesta come lotta tra le due linee, quella di destra e quella di sinistra; Questa visione dialettica è un contributo di Mao tse Tung al materialismo dialettico che si è dimostrato molto utile ai fini della comprensione dei movimenti politici. ( f ) vedi: Staline (I. Deutscher) ( g ) Una cosa su cui riflettere è questa: non trovate strana una controrivoluzione che si abbatte sui veri rivoluzionari vent’anni dopo la rivoluzione? ( h ) Su questo ci sarebbero altre riflessioni da fare. Per esempio se vai a vedere tutto quello che è successo dopo la Rivoluzione d’ottobre ti renderai conto che tutti i movimenti politici di un certo rilievo nel mondo hanno visto protagonisti quelli che tu chiami gli stalinisti; dalla rivoluzione cinese a quella vietnamita passando per Cuba arriviamo a oggi: Le FARC Colombiane sono staliniste; SENDERO LUMINOSO è Maoista; la forza principale della rivoluzione di nuova democrazia in Nepal è il Partito Comunista nepalese Maoista. Chavez non si può definire un trotzkista e poi i movimenti di lotta armata in India, Turchia e nelle Filippine e così via. Se tu volessi citarmi degli episodi di lotta di classe promossi, organizzati, guidati o diretti dai trotzkisti te ne sarò grato. ( i ) A proposito lo sapevi che l’unico autore di “ sinistra “ pubblicato in Italia durante il Fascismo è stato proprio lui ?
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Posted - 21/06/2007 : 18:14:11
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Ciao a tutti. Scusate se mi intrometto in questa discussione che promette di essere interessante. A mio avviso entrambi siete, come dire, partiti col piede sbagliato. L'URSS è finita ed in quanto tale è un fenomeno compiuto. Questo è uno dei vantaggi nell'analisi della Natura Sociale dell'URSS. Possiamo infatti partire, non dalle sue premesse ma dal suo "risultato" storico. Quali tesi hanno dovuto subire il vaglio del crollo dell'URSS? Essenzialmente tre:
Socialismo in un paese solo Stato Operaio degenerato Capitalismo di Stato
Essendo compiuto il fenomeno storico può essere analizzato senza "influenze" dottrinarie sulla base di una teoria quale quella marxista, senza altri aggettivi. In questo senso le citazioni di questo o quel contemporaneo non testimoniano che delle sue opinioni, rientrando a pieno titolo nel fenomeno stesso. In ogni caso, meno che mai, per affermare che una tesi sia valida deve, o può, limitarsi a negare l'altra. Può farlo solo affermando se stessa. In altri termini, se la tesi "Stato operaio degenerato" è ammessa come storicamente non dimostrata, ciò non avvalora affatto di per sé nessuna delle altre due tesi. Ovvero ciò dimostra solo che tale tesi non è verificata, non ha alcuna validità scientifica, Spetta solo ai sostenitori di una o dell'altra tesi dimostrare la propria come valida. Sostenere quindi che ne il trotzysmo ne il bordighismo (chiamiamolo imprecisamente così) non hanno dimostrato che l'URSS non era socialista è tesi che presuppone l'accettazione di quella opposta senza alcuna riflessione storica. In questo modo la questione è affrontata solo soggettivamente, e, non a caso, si è costretti a difenderla, come fa Aidon, citando niente meno che i sostenitori stessi della tesi difesa, cioè Mao e/o Stalin, qualunque cosa, opinabile o non opinabile, dicano. E' un modo di affrontare la questione, ma certo non è ne oggettivo ne storico. Il primo assente su questo piano è il proletariato russo. Ma anche quello polacco, tedesco orientale, ungherese, ecc. Nella seconda metà del secolo scorso il proletariato di questi paesi, quando è intervenuto, non è mai intervenuto in appoggio all'armata rossa costringendola ad intervenire direttamente, per conservare "la fratellanza internazionale". Anzi il proletariato è in questi casi intervenuto in senso opposto. Non comunista? Ma la questione non è questa, non è solo quel proletariato ad essere stato, ipoteticamente, canne da cannone per altrui interessi. La questione è che non è intervenuto in appoggio ai Russi pur avendone gli strumenti politici e militari. Insomma una fraternità inesistente nei fatti, ma rigorosamente conservata nelle giustificazioni di quegli interventi militari. Quindi, anche rinunciando alle innumerevoli testimonianze passibili di anticomunismo (!), questa storia descrive in modo esatto il comportamento delle classi in momenti rivelatori della loro natura, cioè in momenti di crisi e di lotta. Ma torniamo alle nostre tesi come risultato storico.
Socialismo in un paese solo. L'URSS è crollata. Ammettiamo qui che fosse un socialismo in un paese solo. Che cioè la classe operaia detenesse il potere statale in Unione Sovietica. Quest'ipotesi scarta tutte le altre che la mettono in dubbio. Per esempio quelle che, data la natura proletaria del potere statale, la borghesia potesse influenzarlo come se fosse un qualsiasi stato capitalistico, anzi addirittura di contrabbando infiltrandosi(!) nel potere statale proletario. Naturalmente potrebbe opporsi, fare resistenza, ecc., ma non governare lo stato a proprio vantaggio senza una controrivoluzione. La borghesia, in assenza di proprietà privata dunque impossibilitata all'accumulazione, si sarebbe cioè trovata nelle stesse condizioni in cui si trova oggi il proletariato di un stato capitalistico ed il suo "riformismo" altrettanto vano, dato che anche e soprattutto lo stato proletario si abbatte e non si cambia. Il socialismo infatti conserva lo strumento statale ma con una struttura opposta a quella borghese. Una struttura che anziché opprimere la maggioranza deve opprimere la minoranza, una struttura opposta a quella abbattuta. L'economia conserverà pure vestigia capitalistiche, ma lo Stato no, ed è questo il discrimine tra socialismo e non socialismo per il marxismo. Quindi tutte le affermazioni che Aidon porge per giustificare la politica mao-staliniana con presunte influenze borghesi sullo stato ed addirittura sul partito (sinistra, destra, che in sé non significano nulla), ne negano implicitamente la natura proletaria. Ma veniamo al risultato storico. L'URSS è crollata e la borghesia vi ha assunto il potere senza che fosse necessaria alcuna controrivoluzione, che com'è noto, al pari della rivoluzione non è un pranzo di gala. Sono i sostenitori del Socialismo in un paese solo a dover dimostrare come ciò sia stato possibile. Com'è stato possibile, che la classe operaia detentrice del potere statale, e dunque anche di quello economico e militare, non sia insorta paralizzando il paese contro una simile controrivoluzione in difesa del socialismo? Dove l'inevitabile guerra civile? Né valgono giustificazioni a ritroso. Non è con contrivoluzioni di palazzo (tipo XX congresso per capirci) che può snaturarsi un potere statale, oltrettutto un potere proletario del tutto opposto ad uno borghese. E se si ammette quest'ipotesi, scavalcando il fatto che neanche allora la classe operaia sia insorta, si ammette anche che l'URSS non sia stata la culla del socialismo, ma l'incubatrice della borghesia, che, ricordiamolo, in tutta la storia della Russia non ha detenuto il potere che nel '17 per qualche mese. Cioè di fatto avrebbe ricreato, allevato, la borghesia, cosa possibile solo in assenza di uno Stato proletario, cioè senza alcun socialismo ... in un paese solo.
Stato operaio degenerato Secondo i sostenitori di questa tesi, l'URSS sarebbe stata comunque uno stato operaio sia pure degenerato. Non importa qui sapere in cosa perché sarebbe comunque rimasto operaio. Può sembrare solo paradossale ma la critica a questa tesi è del tutto simile a quella per lo stalinismo. Infatti i trotzkysti, sostenitori appunto di questa tesi, hanno finito con lo spiegarsi l'atteggiamento controrivoluzionario dell'URSS descrivendo via via una degenerazione progrediente. Di degenerazione in degenerazione hanno finito col non chiedersi mai in cosa sarebbe mai degenerata l'URSS. E per giustificare la loro tesi hanno anche sostenuto a più riprese che la classe operaia russa sarebbe insorta contro una controrivoluzione borghese favorita delle degenerazioni burocratiche. Insomma alla classe operaia russa non sarebbe stata necessaria una rivoluzione sociale ma una soltanto politica, insomma bastava cambiare il governo, la struttura statale andando bene così com'era. Ebbene vale per questa tesi quanto per quella del socialismo. Dove l'insurrezione operaia, dove la resistenza operaia? Niente, l'URSS è diventata borghese, così, inopinatamente senza alcuna conseguenza sociale, da Stato operaio a borghese ... gratis.
Capitalismo di Stato Questa tesi è sostenuta dalla sinistra comunista, da cui si è poi differenziato lo stesso Bordiga. Questa qualifica l'URSS come capitalista ma aggiungendovi un attributo "di Stato". Ebbene l'accento, anche in questo caso, ha finito per essere posto sullo "Stato" piuttosto che sul "Capitalismo". Così tutte ciò che lo differenziava dal capitalismo ha finito per passare in second'ordine. Eppure se si ammette che l'URSS sia stata capitalismo di stato, si ammette anche che questo sia pur un capitalismo. Ebbene, l'URSS è giunta ad essere la seconda superpotenza mondiale ma se per Marx nel capitalismo, a differenza di tutte le società precedenti, la ricchezza è rappresentata da un immane massa di merci, in URSS era invece ben presente una cronica miseria, questa sì, rappresentata da una vera e propria carestia di merci. Nonostante tutto l'URSS controllava l'est europeo ma non come l'imperialismo controlla i paesi dominati, economicamente, ma militarmente. Lo stesso dominio militare non era neanche paragonabile a quello del periodo coloniale, in cui le potenze capitalistiche, forti della propria superiorità finanziaria, inviavano limitate spedizioni militari nei lontani paesi colonizzati. No l'URSS è stata solo capace di espandersi sui propri confini. E, ben strana superpotenza, non esportava capitali, non aveva una moneta forte, anzi. Le uniche esportazioni erano esportazioni d'armi, cioè beni di consumo prodotte da un industria pesante gabellata come "strumentale", ma che di strumenti produttivi non ne produceva proprio (altrimenti questi avrebbero dovuto produrre beni di consumo invece inesistenti). Un capitalismo in cui la classe operaia non scioperava mai. Anzi, che ha adopersato il lavoro forzato su vasta scala come se questo non rappresentasse una contraddizione, non diciamo per il socialismo, ma neanche per il presunto capitalismo Tutto ciò che non tornava veniva addebitato all'attributo "di Stato", con cui, non a caso, viene qualificato questo presunto capitalismo. L'URSS è crollata, quindi il capitalismo di stato si è anche in questo caso, fatto gentilmente da parte, anzi lo stato, uno dei più pervasivi che la storia abbia mai visto, si è gentilmente "tirato indietro", rinunciando ai propri possessi coloniali, sfasciando l'impero ... così senza lotta di classe, senza lotte nazionali. Bordiga si è poi differenziato da questa tesi sostenendo che l'URSS stava andando verso il capitalismo, un industrialismo di stato sorto a sulla base feudalesimo di stato zarista.
Dunque i conti non tornano. Non è esistito in URSS alcun socialismo. E mentre tutti, dagli Hitler ai Churchill fino ai Berlusconi, dell'epoca ed attuali, tacciavano l'URSS di comunismo, ma alleandovisi fraternamente alla bisogna, l'opposizione antistalinista, sola, non se l'è bevuta tentando di comprenderne la reale natura. La storia ha dimostrato che non c'è riuscita.
Ma se le correnti politiche che tentavano di comprendere la natura sociale dell'URSS esauriscono in queste tesi le loro ipotesi, un'altra ne era stata immediatamente avanzata. L'URSS non era che l'erede della russia zarista, lo stalinismo ed il socialismo in un paese solo la nuova veste, dismesso il fallimentare (sovranazionalista) panslavismo, la sua nuova ideologia. L'URSS dunque non sarebbe che dispotismo e Stalin il nuovo despota. La cosa è stata spiegata anche partendo a ritroso, dalla Cina, Wittfogel è l'autore principale di questo filone. Naturalmente anche tutti gli altri antistalinisti, ma non governanti, ben felici che l'idea comunista fosse riconducibile alla reale URSS, riducevano, facilmente e ben volentieri, Stalin ad uno dei tanti zar di tutte le Russie. Per quanto ci riguarda invece, piuttosto non ci bastano tesi che si basano su aspetti sovrastrutturali, dittatura, crimini, ecc. ma vogliamo una ricostruzione storica che la riconduca ad un modo di produzione. Politicamente quindi non abbiamo dubbi, (su questo i crimini non sono decisivi quando non abbiano i protagonisti della rivoluzione d'ottobre quali vittime preferenziali) oltre tutto il lavoro che abbiamo già fatto, e che potete leggere sul sito, dimostra ampiamente che fenomeni quali, l'industrializzazione forzata, il rapporto città-campagna, la burocrazia pletorica, strutturalmente, non sono un fenomeno socialita ma zarista. La continuità non è dunque sovrastrutturale ma, anzi, strutturale, ed è ciò che conta. Ciao. Carlo.
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