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 EFFETTO MANDELBROTH
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obermann111
Utente (2)

30 Posts

Posted - 29/07/2004 :  11:00:28  Show Profile  Visit obermann111's Homepage  Reply with Quote
EFFETTO MANDELBROTH

La mia posizione rimane ondivaga in relazione all’estensione tecnologica emancipatrice. Questo perché la realtà vede la grande impresa multinazionale impiantare ,nei paesi che offrono un enorme grado burocratico – stiamo parlando delle strutture sovietiche cinesi,coreane,vietnamite – quel modello industriale che esisteva da questa parte fino agli anni settanta. Qui la ridefinizione ha portato de industrializzazione e terziario avanzato ed il lavoro si è definito sopra di esso perdendo la connotazione di classe. In questo modo esiste una frattura tra noi e quei paesi nuovamente sfruttati ed altresì qui la contraddizione vede un sistema produttivo nuovo scontrarsi con strutture ancorate sul modello taylorista industriale: strutture che non sono semplicemente gli statuti dei lavoratori,il sistema pensionistico,ecc….Queste vertono anche sopra la stabilizzazione del credito. Siamo di fronte ad un capitalismo in grado di ridefinirsi sopra una doppia velocità anche se rimane il profitto il principale movente. Ciò non può che scontrarsi con una visione auto regolatrice del mercato ed altresì non dobbiamo dimenticarci della capacità di reazione di quelle società che mantengono forte il legame tribale,etnico,familiare,religioso. Queste ultime hanno dimostrato di colpire in profondità e con cognizione di causa gli USA a 50 anni esatti dall’attacco giapponese. E’ la concentrazione a prevalere e non la redistribuzione,il tutto per ovviare al rischio del mercato. Ciò comporta una inevitabile via di fuga che il professor Sapelli (docente di Storia Economica dell’Università degli Studi di Milano) identifica in due tipi :
a – Enfatizzazione delle ristrutturazioni e delle valorizzazioni finanziarie con dismissioni dei settori non integrati,persistenza delle rendite di monopolio e dell’azione di mercati fortemente imperfetti;
b – espansione del ruolo internazionale nel contesto dell’ampliarsi dei profitti raggiunti operando nelle aree della crescita economica mondiale in cui esse sono presenti e che richiedono sempre più elevate quote di capacità produttive.
La conclusione del professore è che soltanto quelle imprese che sapranno rispondere con efficacia alle sfide del futuro dettate dalla liberalizzazione spinta dei mercati,dalla crescente internazionalizzazione dell’attività e dalle variazioni dei prezzi a vantaggio dei consumatori,saranno in grado di mantenere i primati raggiunti. Tuttavia consumo significa produzione e produzione significa creazione di reddito. La ridefinizione odierna del mercato del lavoro tuttavia sta regredendo i redditi a fronte di una elevata produttività che non sembra incidere sui prezzi come auspicato da Sapelli.
Il mercato comporta un rischio e questo significa perdita,attenzione non costo. Ovvero : partendo da una “x” iniziale ci si ritrova sempre ,o quasi sempre,con una “x-1”. Perseguendo l’idea del rischio,il proseguimento dovrebbe comportare il mantenimento di quell’ “ x-1”. Perché ?
Perché è con il mantenimento di quell’ “x-1” che si determina il profitto. La variante europea è quella di compensare quel “ -1” con l’indebitamento e l’indebitamento genera una cascata. I margini di profitto si riducono e la cascata si storna sopra la società. La compensazione riduce il margine di rischio; si salva l’impresa ma la società,nella sua globalità soffre. Perché ?
Perché sostiene con la sua produttività sociale la copertura del rischio. Perché si mantiene ?
Perché paradossalmente si fonda sull’idea di rischio che in realtà non si realizza. La recessione ha un fondamento in questo,non soltanto sulla saturazione dei mercati e sulla ridefinizione dei costi. La sinistra istituzionale risulta essere decisiva per il mantenimento di quell’ “x-1” sommandoci “m” ( m= massa).
Paradossalmente bisognerebbe spingere per una ridefinizione il più a destra possibile della forma di governo: politicamente ciò comporterebbe l’annientamento del welfare che è in “m”. Le imprese saranno costrette ad affrontare l’ “x-1” ma in condizioni critiche. Non è un caso che la destra effettivamente si sia riplasmata sugli impulsi provenienti dalla sinistra,un riplasmarsi che ha permesso un allungamento dei termini di rischio agganciandosi all’idea di una equa redistribuzione della ricchezza che è una contraddizione in termini. Non è la ricchezza che deve essere ridistribuita.
Di nuovo.
Il gigantismo leninista verrà preso da Hitler e potenziato con la razza. Il discorso è questo:
secondo Hitler era inutile arrivare ad una gratuità delle risorse partendo da una società egualitaria. Perché ?
Perché in questa società si avrebbe sempre una parte che risulterebbe schiacciata. Tanto valeva allora esaltare quella schiacciatura teorizzando una differenza razziale tale da presumere che ci siano uomini nati solo per fare gli schiavi.


DAVIDE




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