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SandroG
Utente iniziale
9 Posts |
Posted - 23/03/2003 : 11:25:09
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Concordo che la guerra in Irak non sia una guerra per il petrolio ma ben altro. L'assetto politico internazionale è destinato a subire uno scossone. Lo strato sociale, identificato da Kautsky come "pacifista", entra più o meno in sintonia, con lo schieramento franco-tedesco. In questo senso questi strati parassitari (possiamo ancora definirli piccolo-borghesi?) sono già sconfitti e succubi del vincitore di domani, chiunque esso sia. Ma il fatto è che questi strati finiscono per egemonizzare anche una disiorentata e debole risposta proletaria alla idea della guerra (solo all'idea perché qui, in Italia, non c'è nessuna guerra). In Italia non ha senso dichiarare il 'disfattismo rivoluzionario' riducendo lo slogan ad una scempiaggine nostalgica. In Italia è il pacifismo che disorienta ed ammanta di rosso uno strato sociale che vive solo di ricchezza estorta al lavoro precario degli immigrati e non, che partorisce riforme del mercato del lavoro (che da anni non contempla neanche un sussidio di disoccupazione) mentre si nutre d'infortuni sul lavoro e ci sotterra con valanghe di cazzate sul sacro art. 18, e su una pace del "Santo Padre", complice ed amico di Pinochet quanto, se non più, della CIA. In Italia non si può essere comunisti senza combattere il pacifismo nostrano almeno quanto le ambizioni spartitorie, dichiarate e vantate, del governo berlusconiano. Almeno si dovrebbe avere il pudore di essere per una pace con 1000 se e 1000 ma. Almeno si dovrebbe avere il pudore di dissociarsi dalla pax cattolica. Invece si lascia la bandiera della libertà (borghese) nelle mani dell'unica superpotenza mondiale coadiuvando ad ergersi a protagonista della pace (borghese) uno schieramento che con le dittature non solo ha sempre fatto le porcherie che hanno fatto gli USA e spesso con gli USA, ma che ci ha anche sempre, col cappellano di turno, celebrato messa. Il compito di surrogare l'infingarda borghesia mondiale nell'abbattimento dei regimi precapitalisti, tribali, assolutistici, è un compito cui deve ambire il proletariato internazionale, ed è solo grazie alla sua debolezza che l'imperialismo finanziario degli USA, può farne (soprattutto contro il proletariato statunitense), una gigantesca mistificazione. Ciò anche contro gli arretrati imperialisti europei, sempre **** e camicia con qualsiasi satrapo (dittatore è un'altra cosa) gli fornisca un pò di materie prime. Ma sappiamo anche che la stessa "sinistra" (chiamiamola così) non ha fatto altro che spacciare i satrapi anti-USA per 'antimperialisti' (Cuba, Corea, Cina, Angola, Hamas, Pol Pot, Ho Chi Min e chi più ne ha più ne metta). Intanto la "pace senza se e senza ma" è già stata seppellita dalla guerra, l'eventuale crisi dell'ONU è destinata ad aggravare il fallimento pacifista. Se come comunisti vogliamo trarre un qualche vantaggio dagli avvenimenti, conquistando proletari al comunismo, dobbiamo denunciare l'inconcludente pacifismo, la pax-romana. Ostacolaremo così, per quanto possibile, il reclutamento di nuovi chierichetti, di nuovi preti, ostacoleremo lo scopo che si prefigge il pacifismo clericale (inconcludente sulla guerra ma non sugli uomini). Siamo però talmente indietro, politicamente, che dobbiamo ammetere senza pudore che un raggruppamento, anche minimo, su di un lavoro comune, su basi chiare, marxiste, sarebbe comunque un risultato non disprezzabile.
Modificato da - SandroG il 03/23/2003 11:28:26 |
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peppe
Utente iniziale
4 Posts |
Posted - 02/01/2004 : 11:42:51
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Carissimo compagno SandroG, in effetti buona parte delle argomentazioni che hai inserito nel dibattito sulla guerra degli Usa all'Iraq, sono condivisibili, anche se su un punto non sono del tutto d'accordo: quello cioè del ruolo avuto dal Papa nel criticare se non condannare la guerra unilaterale scatenata da Bush. Ma a parte questo, vorrei ricordare, secondo me, il problema dei problemi, intanto con una domanda: Come si inserisce la soluzione del problema israelo-palestinese nel dopoguerra in Iraq e soprattutto come noi comunisti vediamo la soluzione del problema mediorientale? Comincio con la mia risposta, che vi sottopongo. A mio modesto parere, non si può prescindere da un accordo chiaro, concreto, intelligibile tra israeliani e palestinesi, per la formazione di DUE STATI SOVRANI: PALESTINESE ED ISRAELIANO, CON PARI DIGNITA'E RICONOSCIUTI DA TUTTI I PAESI DEL MONDO. Inoltre, ritengo che non si possa continuare a criminalizzare il popolo israeliano per le malefatte di quel fascista di Sharon, che certmanete comincia a rappresentare sempre meno cittadini isreliani, dove tra l'altro il movimento pacifista, non per questo legato alle nostre posizioni comuniste, da anni ormai critica fortemente il non dialogo con i palestinesi. Certo, la sempre più ambigua posizione di Arafat, non è di stimolo al dialogo, per cui auspico che Abu Mazen, vada avanti sul suo intendimento della ricerca del dialogo con Israele, ma è altrettanto vero, ad esempio, che Israele, deba permettere la defintiva formazione di una polizia ed un esercito palestinesi efficienti, che possano contrastare il pericoloso terrorismo fanatico antisraeliano di Hamas e di tutte le cellule terroristiche in qualche modo legate ad Al Qaeda. Forse così facendo, finalmente, il problema mediorientale, potrà avviarsi verso una soluzione utile alla pace mondiale. Saluti Comunisti Peppe
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