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Posted - 27/04/2003 :  23:19:16  Show Profile
Mail inviata l'8/04/03 e qui riprodotta.


Soddisfatti che i fatti abbiano confermato, una volta tanto a posteriori, la nostra critica alla stampa, quindi allo schieramento giornalistico antiamericano, andiamo oltre.

Non è passato che qualche giorno da quando le redazioni progressiste titolavano "Contrattacco di Saddam", "La popolazione civile sfama gli americani" ecc., ecc., e già debbono preoccuparsi del governo irakeno a venire.
La richiesta "democratica" è che il governo sia affidato all'ONU. La cosa di per se' risibile non lo è affatto essendo stata posta da un comunicato franco-tedesco-russo. Se la guerra irakena fara' convergere le tre potenze non modificherà i rapporti con gli USA, ai quali non farà che confermare la giustezza della mossa irakena, del pretesto irakeno. Modificherà però sostanzialmente il panorama europeo condizionando i paesi dell'ex est-europeo e l'Italia spingendoli a stringere i rapporti con la Gran Bretagna e quindi con gli USA. Se la politica internazionale dovesse procedere con questa velocità l'assetto europeo troverà ulteriori difficoltà a ricomporsi.

(inciso: Programma Comunista titola con "disfattismo rivoluzionario", peccato che l'Italia non sia in guerra, mentre Lotta Comunista scopre che "il nemico è in casa nostra", dichiarando guerra all'imperialismo europeo, ... e quello italiano? Non è forse vero che in "casa nostra" c'è l'imperialismo italiano membro della coalizione USA? Combattere l'imperialismo europeo, quale? Quello franco-tedesco, ma non dicevano che il "nemico è in casa nostra"?!

Non cadere nell'antiamericanismo idiota dei progressisti nostrani non significa cadere nella sottovalutazione dell'imperialismo italiano. Del resto cosa sostanzia i pretesti dell'uno come dell'altro schieramento italiano se non il tentativo di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo.

Il governo se si mimetizza cautamente sulla scena internazionale procede come un carro armato sul piano interno. La riduzione di due anni alla scadenza della fine della "leva" accelera la riforma per un esercito imperialita, "professionale", ma non solo, il governo sta procedendo su mercato del lavoro, sulle telecomunicazioni, sul federalismo con una regolarità legislativa che a confronto con quella dell'ex governo dell'ulivo appare fulminea. Ma proprio su questo terreno tutti tacciono. Tutto scivola liscio come l'olio. Anche per Lotta Comunista la cui attività sindacale ha il solo scopo di assecondare, dopo Cofferati, Epifani, (ma si capisce, loro sì che valutano i rapporti di forza ... oggettivi). Anche i DS stanno valutando i rappporti di forza oggettivi, trasformandosi repentinamente in blairisti, tentando di saltare sul carro del vincitore.

Comunque tutti, Chiesa, partiti, associazioni, ecc. piangono le vittime civili. Come mai questi, che si sono sempre nutriti di lavoro nero come gli infortuni che produce, si commuovono tanto facilmente? Come mai dalle loro redazioni un diluvio di lacrime?
Ce lo dice "Il Secolo XIX" di Genova, parente (in tutti i sensi) dei più rinomati colleghi nazionali:
Titolo in prima pagina: La scommessa Usa

considerazioni conclusive: «Lontano dal fronte, il prossimo vertice Bush-Blair ripropone il problema del dopoguerra. Sul quale irrompe Condoleezza Rice assicurando che l’Iraq spetta a chi l’ha conquistato. Powell nei giorni scorsi aveva detto qualcosa di molto diverso agli europei. Ma le liti, mentre piovono le bombe, sono futili. Il peso di Onu e Europa è condizionato dalla conclusione della guerra. Dipende da quanti, a Baghdad, sono disposti a morire per Saddam.».

Altro che commozione, questi, mentre piagnucolano, in realtà auspicano, sperano in più vittime civili, in tanti morti, in tanti «disposti a morire per Saddam», in questo spera l'Europa dalle «radici cristiane».

Ciao.


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